ROMA - A Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta e cognato di Gianfranco Fini, va attribuita una «strategia criminale reiterata», agevolata da contatti politici e dalla sua capacità di muoversi a livello internazionale che giustifica la detenzione in carcere. Di ciò è convinta la magistratura romana che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta su una presunta attività di riciclaggio riconducibile a Francesco Corallo, il «Re delle slot» detenuto da dicembre per un'evasione fiscale da centinaia di milioni. Il provvedimento di arresto non è stato eseguito: Tulliani è residente a Dubai e risulta irreperibile. L'inchiesta è quella che vede coinvolto Fini, d'intesa con Giancarlo e Elisabetta Tulliani, titolari di società offshore, sulla messa a disposizione di conti correnti per ricevere ingenti somme di denaro collegate a Corallo in un meccanismo di operazioni finanziarie svoltesi tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. E proprio il rapporto tra Fini e Corallo sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani, suocero, cognato e moglie di Fini, di 5 milioni di euro sequestrato il 14 febbraio. Un rapporto maturato apparentemente solo dopo un'importante gara, bandita nel 2002, vinta dalla Rti del «Re delle slot» in materia di giochi, ma che per il gip appare singolare («strano che Fini non sapesse»).
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