Referendum, Pd in piazza Renzi avverte: «Basta liti»

Domenica 30 Ottobre 2016 di Il premier alla manifestazione per il Sì: «Gli esponenti del No sono il vero partito della Nazione, quello che vuol tornare alla politica delle chiacchiere e non cambiare»
«Votare Si al referendum significa sbloccare l'Italia. E gli esponenti del No, da D'Alema a Berlusconi, da Brunetta a Travaglio sono i dirigenti del vero Partito della Nazione, quello che nulla vuole cambiare e vuole tornare ad una fase politica che ha prodotto molte chiacchiere ma pochi fatti». Una battaglia fra il futuro e un passato opaco e sonnacchioso, questo è il referendum per Matteo Renzi. E' qui, in poche e chiare parole pronunciate dal premier e segretario del Pd il nocciolo politico della manifestazione popolare dei democrat convocata ieri in Piazza del Popolo a Roma.
E il popolo democrat c'era. Magari non coincideva con quello più rosso del Pd di Bersani ma gli organizzatori hanno annunciato 50.000 presenze ignorando la contabilizzazione di 7/8.000 manifestanti («Una vergogna per un partito che si dice di maggioranza») formulata da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera.
«Che bella cosa questa piazza, è stato emozionante seguirvi oggi nel cammino da tutta Italia. Questa è piazza del Popolo non del populismo, degli uomini e delle donne che credono alla politica e vogliono bene all'Italia», ha accarezzato subito i suoi un Matteo Renzi in piena campagna elettorale. E Renzi ha chiesto ad ognuno dei partecipanti di mobilitarsi per coinvolgere in profondità la società italiana prendendo qualche caffé o mangiando una pizza con gli indecisi, i vicini, i condòmini, i colleghi, gli studenti. «Usciamo dalle sedi e creaimo una comunità», ha incitato.
Nonostante i sondaggi tendano a dare il No in vantaggio, il premier parte dalla convinzione che la partita vera non è ancora cominciata. Molte presenze televisive, iniziative sparse in tutta Italia e, oltre la Leopolda, almeno un'altra grande manifestazione alla vigilia del 4 dicembre sono le tappe dell'offensiva. Intanto ieri Renzi ha battuto sulla incoerenza del M5S. «Parlano di onestà che è un prerequisito ma politica è competenza e concretezza», grida il premier dalla riconquistata piazza del Popolo, che per sfregio i grillini scipparono per chiudere la sfida per il Campidoglio. Al M5S il premier ha anche riservato qualche battuta sul complotto dei frigoriferi evocato dalla sindaca Virginia Raggi.
Ma è soprattutto la «vecchia guardia» schierata per il No l'avversario perfetto che il leader dem si sceglie perché vuole «far fallire noi dopo aver fallito loro». Evidenti gli echi della fase della rottamazione.
Il match tv con Ciriaco De Mita, condito con qualche offesa personale reciproca di troppo, secondo Renzi dimostra come l'opposizione della vecchia guardia sia strumentale più che di merito. Di qui qualche frecciata al vetriolo riservata a Massimo D'Alema.
Sul tappeto resta il rebus della minoranza interna che ieri in piazza non c'era («Serve più rispetto per chi fra noi voterà No», ha dichiarato Roberto Speranza alle agenzie di stampa) ad eccezione di un coccolatissimo Gianni Cuperlo (nella foto in alto il selfie con il ministro Boschi). «Basta scontri interni», ha chiesto genericamente Renzi che comunque vorrebbe sciogliere il nodo a breve.
Il premier ne ha avuto anche per Forza Italia. «Aveva detto di Sì alla riforma costituzionale ma poi il Pd ha individuato una figura per fare il presidente della Repubblica che a loro non andava bene. Mattarella è un galantuomo e io sono orgoglioso che sia il presidente della Repubblica. Non avevano idea che sui valori fondamentali del Paese non ci sono inciuci possibili: io l'ho detto con chiarezza, nel Nazareno non c'è il presidente della Repubblica», ha spiegato il premier. Renzi, infine, non ha mancato di inquadrare il referendum e la politica delle riforme dentro il rilancio dell'Italia. Il premier infatti, è tornato sulla decisione di ospitare il prossimo G7 in Sicilia, a Taormina, «per dimostrare che lì non c'è solo mafia e che l'Italia è orgogliosa dellle sue bellezze». Intanto promette a gran voce la cattura del boss Messina Denaro. Una punzecchiatura infine è riservata all'Europa dell'austerità poiché Renzi annuncia che l'Italia non accetterà l'inserimento del Fiscal Compact nei trattati.
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