Pane e porchetta per contestare la nuova moschea

Lunedì 22 Maggio 2017
Pane e porchetta per contestare la nuova moschea
Apre una nuova moschea e i contestatori affettano una porchetta. Domenica di tensione ieri a San Stino di Livenza per l'inaugurazione del Centro culturale islamico, di fatto una moschea per i fedeli musulmani della zona. Apriti cielo. Sono partite le proteste, con tanto di raccolta firme per chiedere alle autorità la chiusura del centro, il quarto nel Veneto orientale.
Nel corso del weekend il locale Comitato di salute pubblica ha raccolto un migliaio di firme a sostegno della richiesta di chiusura. A queste vanno aggiunte le 300 raccolte sabato mattina dalla Lega Nord, per le quali ha dato manforte il vicepresidente della Giunta regionale Gianluca Forcolin. «Sabato sono andato al mercato di San Stino per sostenere una battaglia a fianco dei cittadini ha detto quest'ultimo per stoppare l'apertura di un centro che sa di beffa in quanto nasconde l'apertura di una moschea. In anni come questi dove il terrorismo di matrice islamica imperversa, credo sia doveroso per un sindaco tutelare i propri cittadini con verifiche capillari e mirate su chi frequenta quei locali. Presentino un progetto serio di integrazione e, se davvero si tratta di un centro culturale, il programma educativo che intendono attuare».
Benzina sul fuoco della tensione, salita ieri mattina quando un gruppo di 50 contestatori si sono presentati all'evento inaugurale. Davanti al centro islamico c'erano decine di fedeli, mentre dall'altra parte della Statale 14 c'era il gazebo con tanto di banchetto ricolmo di panini imbottiti di porchetta e bicchieri di vino. Una evidente provocazione per gli islamici, analoga a quella messa in atto dieci anni fa a Padova, quando un gruppo di militanti leghisti fece passeggiare un maiale sul luogo in cui doveva sorgere una moschea. In vista del taglio del nastro i contestatori, tra cui alcuni indipendentisti veneti, hanno deciso di avvicinarsi al centro islamico trovando però schierate le forze di polizia.
A far salire ulteriormente la tensione, l'arrivo del sindaco Matteo Cappelletto, reo di aver permesso l'apertura del centro. Tra epiteti e fischi anche la richiesta di dimissioni. Fra i presenti c'era anche la deputata del Pd Sara Moretto, che ha ribadito la sua contrarietà «nei confronti di chi, senza rispetto e conoscenza, si è reso protagonista di un atto inaccettabile». Anche la console del Marocco, Nezha Attahar, non è stata accolta benevolmente dai contestatori che l'hanno fischiata sonoramente. «L'Italia è un Paese libero ha spiegato la rappresentante diplomatica siamo abituati a queste contestazioni. Proprio grazie alla libertà è giusto che loro protestino e che noi apriamo un centro di incontro».
Il mese scorso a Mestre la protesta dei residenti aveva portato alla chiusura di un centro culturale bengalese aperto in un locale a destinazione commerciale. A San Stino invece il sindaco ha ribadito «di aver agito nel rispetto delle regole per chi vuole un centro di ascolto», tanto che l'imam Bouchaib Tanji, che presiede l'associazione Al Hilal - La Mezzaluna del Veneto orientale, gli ha consegnato le copia della chiavi del centro culturale «in segno di apertura alla popolazione». «Siamo pronti ad altre azioni replicano i contestatori non ci fermeremo qui per far chiudere la moschea nel nostro paese. Entro dieci giorni chiediamo un Consiglio comunale straordinario».
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