Mose, Neri ora parla ma nega tutto

Martedì 30 Maggio 2017
Mose, Neri ora parla ma nega tutto
Alla fine ha deciso di parlare Luciano Neri, l'ingegnere romano accusato di essere l'inventore del sistema di false fatture che il Consorzio Venezia Nuova ha utilizzato a lungo per costituire i fondi neri necessari a pagare mazzette. Durante le indagini e il processo penale, il più stretto collaboratore di Giovanni Mazzacurati, ha sempre taciuto. Di fronte alla giustizia erariale, invece, ha deciso di parlare e lo ha fatto negando tutto e fornendo una versione favorevole al vecchio amico di famiglia, Vittorio Giuseppone, 76 anni, il giudice della Corte dei conti, in pensione da tempo, accusato di essere stato al soldo del Cvn, in cambio di informazioni e aiuto per aggiustare le relazioni sul progetto Mose e garantire la prosecuzione dell'opera di salvaguardia della laguna. L'ingegner Neri ha negato sia di aver versato somme di denaro a Giuseppone, sia di aver ricevuto indicazioni in tal senso da Mazzacurati. Ha ammesso di aver saputo delle sovrafatturazioni realizzate dalle aziende del Cvn per costituire i fondi neri, ma di ignorare cosa ci fosse nei pacchetti che riceveva dai soggetti che l'allora presidente del Consorzio gli diceva di incontrare. Versione che contrasta nettamente con le dichiarazioni fornite dallo stesso Mazzacurati, dal vicepresidente del Cvn, Roberto Pravatà, dall'allora presidente della Mantovani costruzioni, Piergiorgio Baita e da altri testimoni, tutti ascoltati anche nell'indagine erariale (con l'eccezione di Mazzacurati, di cui sono stati acquisiti i verbali).
Nonostante l'indagine penale sia finita in prescrizione per il troppo tempo trascorso, il procuratore regionale della Corte di conti, Paolo Evangelista e il sostituto procuratore generale, Chiara Imposimato, hanno concluso l'inchiesta per danno erariale con la citazione a giudizio di Giuseppone, ritenendo provato che l'allora collega abbia asservito la funzione di magistrato agli interessi del Cvn: la Procura chiede la sua condanna ad un risarcimento di 450 mila euro a titolo di danno da disservizio provocato alla Corte dei conti, somma pari a metà degli stipendi netti da lui percepiti dal 2000 al 2008. L'udienza si aprirà il prossimo 8 giugno, a Venezia, a palazzo dei Camerlenghi, sede della Corte dei conti del Veneto.
L'ex giudice erariale si difende respingendo ogni accusa e sostenendo che, in ogni caso, non è stato accertato alcun disservizio, come emergerebbe dalla relazione conclusiva della Commissione d'indagine interna alla Corte dei conti: il suo difensore, l'avvocato romano Piergiuseppe Di Virgilio, è pronto a dare battaglia in aula, di fronte alla Corte presieduta da Guido Carlino.
La Procura erariale la pensa in modo diverso e cita a sopporto dell'accusa innanzitutto le dichiarazioni di Mazzacurati che, nel 2013, in due diversi interrogatori, raccontò che Neri si è occupato di retribuire Giuseppone dalla fine degli anni Novanta al 2008 per evitare ritardi e fastidi delle attività di controllo della Corte dei conti, alla quale spettava il compito di vigilare su convenzioni e contratti relativi alla costruzione del Mose. Sintomatica, tra tutte, la modifica di una relazione del 2009, particolarmente dura e scomoda: il Cvn ebbe il testo in anteprima e lo restituì ammorbidito, grazie al lavoro di un gruppo di studio appositamente costituito. Baita ha confermato che era Neri a tenere i rapporti con la Corte dei conti, circostanza ribadita anche da Pravatà, il quale ha riferito che fu l'intervento di Giuseppone a risolvere la questione dell'aggio del 12 per cento dovuto al Cvn, evitando che la percentuale potesse essere ridotta.
A Giuseppone la Procura contesta anche l'esito di un accertamento fiscale dell'Agenzia delle entrate - confermato dalla Commissione tributaria provinciale - per una presunta evasione di 600 mila euro all'anno, dal 2005 al 2008, relativa ai proventi illeciti.
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