Le lacrime a casa del fratello che lo ospita: «È distrutto, non voleva far male a nessuno»

Martedì 30 Maggio 2017
Le lacrime a casa del fratello che lo ospita: «È distrutto, non voleva far male a nessuno»
Quando ha varcato la soglia di casa Kajtaz è scoppiato a piangere. Ha poggiato la testa sulla spalla di suo fratello e, dopo tre giorni di carcere, stremato, si è lasciato andare. Ma asciugate le lacrime il suo primo pensiero lo ha rivolto ai familiari di Giuliano Babbo. «Chiedo perdono a tutti loro» ha detto ad Hajdin, suo fratello maggiore, che ieri pomeriggio, attorno alle 15.30, gli ha aperto la porta del suo appartamento di Cessalto, dove vive anche la madre. «Sta malissimo ed è dispiaciuto per quanto accaduto - racconta Hajdin -. Mio fratello è un ragazzo che ha fatto un errore, ma non è un mostro: non voleva fare del male a nessuno». Hajdin è padre di famiglia e vive in Italia ormai da 19 anni. Anche Kajtaz è cresciuto qui e dopo la scuola ha lavorato alla 3B di Salgareda, alla Inipress di Treviso e in un'azienda che produce radiatori a Fossalta di Piave. «Siamo una famiglia per bene - aggiunge Hajdin -, e vorremmo rivolgere le nostre più sentite condoglianze ai parenti del 53enne. Non sappiamo cosa fare: forse ora non è il momento, ma vorremmo poterli incontrare». L'esito dell'udienza di convalida di ieri, dopo la quale è stata disposta la liberazione di Kajtaz Kukiqi (ora ai domiciliari) e del cugino Edmon Balaj, non ha colto di sorpresa il loro legale, l'avvocato Alessandra Nava. «Il giudice ha escluso vi siano prove che i due stessero gareggiando tra loro - spiega -. Bastava d'altro canto leggere gli atti e non lasciarsi andare a ricostruzioni fantasiose». Per l'avvocato Nava i dati di fatto sono due: che Kukiqi si sia schiantato ad alta velocità contro la Ford di Giuliano Babbo, morto tragicamente nello schianto, e che, in una fase successiva, suo cugino l'abbia caricato in auto per portarlo in ospedale. Un comportamento per il quale si profilerebbe non tanto il concorso quanto il favoreggiamento. Il legale trevigiano, assieme ai due giovani kosovari, è stata pesantemente insultata attraverso messaggi di ogni tipo apparsi sui profili Facebook dei due ragazzi. E non intende passarci sopra: «Sto preparando la denuncia - afferma - è troppo facile nascondersi dietro una tastiera».
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