La Germania: richiamate quelle auto fuori norma

Martedì 17 Gennaio 2017
Fiat Chrysler fra due fuochi, la tempesta non si placa. Dopo le bordate del weekend, altri siluri arrivano da Berlino e pure da Bruxelles e, nonostante il deciso fuoco di sbarramento del Ministero dei Trasporti e del governo italiano, il titolo Fca resta sotto pressione e incassa un -4,2% a Piazza Affari che si somma alle perdite della scorsa settimana riportando l'azione a 8,8 euro dopo aver toccato gli 8,5. Le posizioni si irrigidiscono e la Germania ormai dice apertamente che alcuni modelli Euro 6 del gruppo italo-americano sono illegali e devono essere richiamati. L'Unione Europea, da parte sua, ammette di non poter intervenire direttamente sul costruttore, ribadisce che il suo è un ruolo soprattutto di mediazione, ma fa intendere che i chiarimenti provenienti da Roma non sono esaustivi e verso il nostro paese potrebbe scattare una procedura di infrazione. Come era prevedibile, in seguito alle accuse delle agenzie dell'ambiente americane, il rimbalzo in Europa ha scatenato vigorose reazioni che potrebbero innescare un effetto domino con il coinvolgimento anche di altri brand.
Dopo l'intervista domenicale sulla Bild am Sonntag del ministro dei Trasporti di Berlino Alexander Dobrindt, ieri mattina è stato il portavoce del ministero stesso a circostanziare le accuse: «Dopo il caso Volkswagen del 2015 il Ministro ha istituito una commissione d'inchiesta che ha lavorato fino a maggio, sottoponendo a verifica numerosi veicoli. La risposta dei periti non lascia dubbi: su alcuni veicoli di Fiat Chrysler è stato riscontrato un dispositivo illegale di spegnimento». L'esponente dell'Esecutivo di Berlino passa a spiegare quanto, secondo loro, è accaduto in seguito: «La Commissione stessa avrebbe parlato volentieri con l'azienda per chiarire, ma Fiat ha rifiutato di collaborare. Così a fine agosto abbiamo inviato i risultati dell'indagine sia a Roma che a Bruxelles affinché si attivassero. A fine ottobre c'è stato un ulteriore sollecito e la commissione Ue ha fatto partire un procedimento di mediazione».
Per questo motivo sarebbe scattata la richiesta alla Ue di farsi garante dei richiami delle vetture sotto accusa: «Chiediamo all'Unione che sia garantito il richiamo dei modelli Fiat 500X, Fiat Doblò e Jeep Renegade per presunte violazioni sulle emissioni». Da Bruxelles la Commissione Europea per l'Industria si è schierata più con i tedeschi: «Abbiamo ripetutamente chiesto all'Italia di presentarci risposte convincenti al più presto e il tempo si sta esaurendo. Vogliamo concludere le discussioni sulla conformità della Fiat al più presto». Immediate sono scattate le reazioni dei dicasteri competenti del nostro esecutivo, all'inizio a braccio, poi il Mit ha emesso un comunicato dettagliato che risponde punto su punto alle accuse di un non corretto operato provenienti dal Nord. «Sulle emissioni auto l'Italia non accetta lezioni: rigore e trasparenza a partire dal caso Volkswagen», ha twittato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Più risentita la reazione del responsabile dei Trasporti Graziano Delrio chiamato direttamente in causa: «Richieste che non stanno in piedi, irricevibili. Non si danno lezioni ad uno Stato sovrano e sarebbe il caso di rispettare i rapporti di buon vicinato. Noi garantiamo la massima trasparenza e, come sul caso Volkswagen abbiamo rispettato il loro operato, ora vogliamo che loro rispettino noi. Non ci sono dispositivi illegali dimostrati. I tedeschi sostengono che ci siano componenti anomali, noi abbiamo risposto che non è così. Sono le autorità di omologazione di ogni Stato che decidono se un dispositivo è lecito oppure no e noi vogliamo il rispetto delle regole che stabiliscono le competenze delle autorità di ogni paese».
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