L'ultima difesa: «Poteva essere mia figlia»

Martedì 18 Luglio 2017
BRESCIA - (c.g.) C'è Massimo Bossetti marito, padre e carpentiere infaticabile e poi c'è il Favola. Quello che tiene il piede in più cantieri e copre le assenze dicendo di essere in cura per un tumore al cervello, che va a farsi quattro lampade alla settimana nel solarium dietro casa Gambirasio e lo nasconde alla moglie per timore di essere sgridato, che al compagno di cella racconta di essere stato ferito da un colpo di pistola. Una bugia dietro l'altra, raccontano i compagni di lavoro. Le stesse menzogne, sostengono i giudici, con cui si difende dall'accusa di essere l'assassino di Yara Gambirasio.
Massimo Bossetti è nato il 28 ottobre 1970, con la gemella Laura Letizia, e ha avuto una vita apparentemente ordinaria e metodica fino al 16 giugno del 2014, quando viene fermato e portato in carcere. Lo vanno a prendere nella casetta di Mapello: intonaco giallo, tendine alle finestre, i due chihuahua che abbaiano agli sconosciuti. Da qui Bossetti usciva prima delle sette del mattino e rientrava al tramonto, con le figurine da regalare ai tre figli, il sabato era dedicato alla spesa al supermarket con la moglie Marita, le domeniche d'estate a prendere il sole sul greto del fiume Brembo. È il ritratto che il muratore fa di sé davanti ai giudici: un uomo qualunque, una persona buona e mite. «Non sono io l'assassino, mettetevelo in mente. La violenza non fa per me. Chi ha ucciso Yara è un pazzo, un sadico, e io non lo sono», prova a convincere la corte prima del verdetto. Dice che la notte scorsa non ha dormito - «dovete comprendere il mio stato d'animo, stare in carcere da innocente e sentire ripetere in aula certe falsità ti distrugge» - e rivolge il suo pensiero alla ragazzina morta a dodici anni, per il freddo, le ferite, la paura: «Yara è l'unica vittima di questa immane tragedia. Poteva essere mia figlia o la figlia di tutti voi. Aveva davanti una vita e tanti sogni da realizzare. Neppure un animale meriterebbe una fine così, tanto dolore, tanto accanimento, tanto sadismo. Non oso immaginare il dolore dei familiari di Yara». La sua, di famiglia, lo difende da un omicidio che ha trascinato tutti nel fango: dall'inchiesta sono saltate fuori ricerce hot sul computer di casa, un paio di amanti e soprattutto un test del dna che ha rivelato il vero padre del carpentiere.

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