Incontro Gentiloni-Padoan con Mdp per mettere al sicuro i voti al Senato

Domenica 24 Settembre 2017
IL RETROSCENA
ROMA L'aggiornamento del Def, con il passaggio dall'1,2 all'1,5% di scostamento, permette al governo di avere maggiori margini sulla legge di Bilancio, ma il numeretto, come prevede l'articolo 81 della Costituzione, va corretto con la maggioranza assoluta delle due camere. Il 4 ottobre, giorno della prima votazione al Senato, il governo dovrà arrivare a quota 161 per non essere costretto a fare una legge di Bilancio che piacerebbe molto a Schauble e poco a Tsipras.
LA MINACCIA
Forte di questa necessità, Mdp continua a puntare i piedi sulla legge di Bilancio, ma poichè quest'ultima può essere approvata anche a maggioranza semplice, la minaccia si trasferisce sulla Nota di aggiornamento che andrà in aula nel giorno di San Francesco. «Serve più discontinuità rispetto al passato», sostiene Federico Fornaro, vicepresidente dei senatori Mdp. Sparito dai radar il provvedimento sui contanti, gli scissionisti del Pd tengono alta l'asticella e, con Roberto Speranza, chiedono «l'abolizione del super-ticket» e che nella prossima manovra «il sociale sia al centro».
Richieste che Mdp in settimana formalizzerà incontrando a palazzo Chigi Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Un summit che si rende necessario per evitare una manovra priva di quella flessibilità che l'incremento del pil permette, ma che non è detto che riesca nell'intento di tenere dentro la sinistra radicale. Dentro Mdp c'è chi sostiene la linea della rottura indicata da Massimo D'Alema. Ovvero voto contrario sulla Nota e anche sulla legge di Bilancio per sancire una discontinuità netta con l'attuale governo e far saltare anche la pur fragile intesa sulla legge elettorale. «Un governo non teme il Parlamento, ma deve averne fiducia. Altrimenti non si lavora», ha sostenuto ieri Paolo Gentiloni, al termine del consiglio dei ministri.
AUTOLESIONISTI
L'accoglienza in Parlamento del Def non preoccupa l'inquilino di palazzo Chigi perché «immaginiamo che dal punto di vista del rapporto con l'opinione pubblica e il Parlamento in particolare, la positività del quadro venga recepita al di là delle dinamiche in modo molto rilevante». Concetto che Giorgio Tonini, senatore e presidente della commissione Bilancio, spiega più direttamente: «Voglio vedere chi vota contro un numeretto (il passaggio da 1,2 a 1,5 ndr), senza il quale occorrerebbe fare una manovra certamente più dura. Poi dovrà spiegarlo agli elettori».
Gentiloni, al termine del consiglio dei ministri, si è mostrato molto tranquillo e anche sostenuto che «poi», ovvero dopo il passaggio parlamentare di approvazione della Nota e del Def, «discuteremo le diverse misure della legge di Bilancio, ma per quel che riguarda la cornice dentro la quale agirà la legge di Bilancio abbiamo margini molto più incoraggianti di quelli che si discutevano solo sei, sette mesi fa».
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci