«Ha ucciso lei Loris» trent'anni alla mamma

Martedì 18 Ottobre 2016
Piange Veronica Panarello mentre il gup di Ragusa legge il verdetto che la dichiara colpevole di avere strangolato e ucciso il figlio Loris, un bambino di soli otto anni, e di averne gettato il corpo in un canalone nelle campagne di Santa Croce Camerina. Una camera di consiglio di qualche ora, poi la decisione: trent'anni di carcere, come aveva chiesto la Procura, convinta della colpevolezza della donna.
Veronica, descritta dall'accusa come una bugiarda, egocentrica con patologiche manie di protagonismo, si allontana dall'aula scortata dalla polizia penitenziaria che la riporta nella cella in cui è rinchiusa dal 9 dicembre 2014. Dalla morte di Loris, allora erano passati appena cinque giorni, ma per gli inquirenti il giallo era risolto. E' stata la madre a strozzarlo in casa con delle fascette elettriche, dissero. E' stata lei a caricare il corpicino in auto e abbandonarlo.
A inchiodarla furono le telecamere piazzate in paese. “L'ho accompagnato a scuola, ma non è mai uscito”, disse Veronica denunciando la scomparsa del bambino, il 29 novembre. Poi la nuova versione: “a scuola non è andato, ma non ricordo cosa è accaduto. Ho un vuoto di memoria”. E ancora, dopo qualche giorno: “è morto a casa mentre giocava con delle fascette elettriche”. Racconti falsi smentiti da immagini chiare: il bambino che si avvicina all'auto della madre ma non sale e torna a casa da solo. Veronica in macchina col figlio piccolo che si avvia all'asilo dove lo lascerà e poi va a un corso di cucina al castello di Donnafugata. Veronica mente.
I pm sono convinti che sia rincasata e abbia ucciso il figlio dopo una discussione, l'abbia caricato in macchina e se ne sia disfatta. L'ennesima versione, quella che poi manterrà fino alla fine, arriva a gennaio di quest'anno ed è clamorosa. In gioco entra il suocero della donna, che nel frattempo si è separata dal marito Davide Stival. “Ho una relazione col padre di mio marito, Andrea: è stato lui a strangolare Loris perché temeva che rivelasse la nostra storia”. La Procura indaga l'uomo: è un atto dovuto. E lo interroga. Andrea Stival esce però di scena: per i magistrati nella casa della nuora il giorno del delitto non c'era.
Più cauto il vaglio del racconto della relazione extraconiugale. Non si può escludere, sostengono i pm nella requisitoria anche alla luce delle decine di telefonate che Veronica e l'uomo si scambiavano. E l'amore proibito potrebbe essere il movente dell'omicidio - movente non necessario per la condanna della donna, precisano gli inquirenti -: Veronica cioè potrebbe avere eliminato il piccolo Loris perché scoperta. Le sue accuse al suocero, però, non resteranno senza conseguenze: il gup ha trasmesso alla Procura le dichiarazioni dell'imputata perché si proceda per calunnia.
“Voglio giustizia. Veronica deve pagare per tutto quello che ha fatto. Chi è stato deve avere una pena esemplare”, dice Davide Stival durante il processo. Ieri era presente alla lettura del verdetto, ma non ha voluto parlare. Ha scelto di costituirsi parte civile. Come suo padre Andrea con cui da mesi però non ha più rapporti. La sentenza sospende la responsabilità genitoriale di Veronica per tutta la durata della pena e la condanna a risarcire 350mila euro al marito e 100mila ciascuno ai suoceri.
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