Genova, frana nella notte quasi duecento gli sfollati

Lunedì 28 Novembre 2016
GENOVA - Una Liguria fragile, che si sbriciola per colpa della cementificazione a Genova, per colpa del maltempo nell'Imperiese. Nel capoluogo, l'altra notte, a Quezzi il cedimento di un muro e del terreno ha messo a nudo le fondamenta di un palazzo edificato nel greto del rio Fereggiano, il corso d'acqua che tracimò nell'autunno del 2011 e fece sei morti (proprio oggi è attesa la sentenza del processo per quei fatti, a giudizio anche l'ex sindaco Marta Vincenzi). Il palazzo è stato sgomberato, come i due prospicienti che erano minacciati da un eventuale crollo dell'altro edificio. Sono stati 168 gli sfollati per una notte. Sono venuti giù 300 metri cubi di terreno, finiti nell'alveo del rio. Un boato alle due ha svegliato i residenti che dalle finestre hanno visto la terra cadere e scoprire le fondamenta del palazzo. Poi la fuga. Ore dopo, i sopralluoghi dei tecnici del Comune e dei vigili del fuoco, oltre che di un ingegnere strutturista incaricato dai proprietari dei terreni e degli edifici interessati hanno fatto rientro nelle loro case. Ora i proprietari interverranno per mettere in sicurezza e per ripulire l'alveo del rio. «È colpa di come è stata costruita la città, è un episodio frutto della cementificazione» ha detto il sindaco Marco Doria durante il sopralluogo a Quezzi. Ipotesi confermata dall'assessore regionale alla Protezione civile, Giacomo Giampedrone che sottolinea: «Il cedimento è del tutto indipendente dal maltempo dei giorni scorsi».
Non è così per la frazione Monesi di Mendatica, in provincia di Imperia. Lì il monte Saccarello si muove proprio per le piogge torrenziali. Il fronte franoso sta trascinando via le case di Monesi, tutta l'area è stata interdetta, è «zona rossa», come per il terremoto, si raggiunge solo accompagnati dai vigili del fuoco.

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