Disagio, il Pd studia la scuola per genitori

Lunedì 14 Agosto 2017
Una scuola per i genitori. «Ci lamentiamo del fatto che l'Italia sia il Paese più vecchio del mondo, ma non aiutiamo le persone a diventare mamme e papà», riflette Paola Marozzi Bonzi, fondatrice del Centro di aiuto alla vita della clinica Mangiagalli di Milano, che dall'autunno del 1984 ha fatto nascere 20.500 bambini. Ma ora ciò che è affidato al lavoro delle associazioni di volontariato sarà insegnato anche negli ospedali e nelle scuole. La commissione Affari sociali della Camera sta esaminando una proposta di legge sulla formazione alla genitorialità. I lavori sono avviati. L'idea è accelerare dopo l'estate per tentare l'approvazione prima dello scioglimento delle Camere.
Il ddl porta le firme di mezzo gruppo del Pd. «Il web è la premessa è il principale cambiamento sopraggiunto nelle relazioni genitoriali, ma non ha eliminato gli altri». Che sono sempre gli stessi: droghe, disagio, solitudine. «Dove sono le famiglie di questi ragazzi?», si chiedono i legislatori, «gli adulti sono assenti, distratti, smarriti». Di qui la conclusione: «Genitori non si nasce ma si diventa». Come? La proposta di legge prevede innanzitutto che il ministero della Salute dedichi almeno la metà delle ore dei corsi pre-parto agli aspetti psicopedagogici dell'essere genitore. Poi, chiamando in causa la Pubblica istruzione, di introdurre nell'ambito del sistema scolastico dell'obbligo (materne, elementari e medie), «lo svolgimento di attività formative rivolte ai genitori, aventi ad oggetto conoscenze psicopedagogiche pertinenti alle tematiche emergenziali e idonee ai differenti passaggi delle età dei bambini e degli adolescenti». Infine, coinvolgendo gli enti territoriali, introduce servizi di mediazione familiare per insegnare a gestire separazioni e crisi familiari.
«Una legge è sicuramente molto utile, è opportuno che si affronti questo tema: c'è un problema culturale di genitorialità, relativa alla maternità e alla gestione dei figli», spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria. «Spetta innanzitutto ai genitori recuperare la dimensione dell'ascolto, quello autentico, nei confronti dei figli, non tralasciare la responsabilità e il rispetto delle regole, aver cura del proprio universo emotivo, perché l'analfabetismo dei sentimenti è oggi forse la causa principale dell'incapacità di gestire il proprio vissuto e di scegliere quindi i comportamenti in modo responsabile», rileva la proposta di legge.
I problemi più frequenti riguardano la trasformazione da coppia a genitori: «Io la immagino come una matrioska, dove la bambola più grande è il padre. Se la madre è rasserenata e contenuta può a sua volta contenere le ansie del bambino», afferma Paola Marozzi Bonzi. «Bisogna aiutare i genitori a capire che altrettanto importante dello sviluppo fisico è quello del pensiero. Spesso i bambini piccoli sono considerati alla stregua di pacchetti, non gli si parla perché tanto non capiscono. Un errore: il linguaggio lo hanno dentro ed è la mamma che aiuta a farlo uscire».
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