«Conferma degli ergastoli per Sabrina e Cosima»

Martedì 21 Febbraio 2017
ROMA - È stato Michele Misseri, accusatore prima di sua figlia poi di se stesso, o sono state Sabrina e Cosima ad uccidere Sarah Scazzi quel pomeriggio di agosto del 2010? «Delle due l'una», scandisce l'avvocato Franco Coppi nell'aula della prima sezione penale della Cassazione, dove ieri pomeriggio non si era ancora concluso il dibattimento e la sentenza è stata rinviata ad oggi. La difesa delle due donne, condannate in appello a Taranto il 27 luglio 2015 all'ergastolo, gioca la carta del reo confesso a piede libero per smontare 6 anni di processo. Il sostituto pg Fulvio Baldi aveva sostenuto la colpevolezza delle due al di là di ogni ragionevole dubbio. «Sono convinto della ricostruzione colpevolista della sentenza d'appello», basata su elementi certi; i giudici tarantini, ha detto il rappresentante dell'accusa, «hanno fatto a meno» delle dichiarazioni e dei ripensamenti del contadino di Avetrana.
«Sabrina - è la ricostruzione del movente secondo il magistrato - era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del Sud'. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo». Sabrina, afferma il pg, ha «il necessario cinismo». Quanto a Cosima, è mossa da una «partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia».
Secondo la difesa delle due donne, rappresentata da Coppi e da Roberto Borgogno, si tratta di un «errore giudiziario». Ma, è la tesi difensiva, è stato zio Michele ad uccidere Sarah e il movente è quello sessuale. «Era un uomo molesto», ha detto Coppi, in garage quel pomeriggio del 26 agosto provò a toccare la nipote, «Sarah percepisce l'atto come molestia e minaccia di rivelarlo a Sabrina. Ecco perché la prende per il collo e la strangola». L'udienza, partita ieri con la lunga relazione del giudice relatore Antonio Cairo, si protrae per ore. Slittano al pomeriggio la requisitoria del pg e le arringhe di parte civile e dei difensori degli imputati. Sei: oltre a Sabrina e Cosima, Michele e Carmine Misseri, condannati in appello per la soppressione del cadavere. E Vito Russo e Giuseppe Nigro, accusati di favoreggiamento. Per tutti la richiesta dell'accusa è di confermare le condanne.
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