Bimbo morto per l'otite curata con l'omeopatia

Domenica 28 Maggio 2017
L'agonia del piccolo Francesco Bonifazi è durata quattro giorni, finché ieri mattina i medici dell'ospedale materno infantile Salesi di Ancona non l'hanno dichiarato clinicamente morto. Fine delle speranze, anche se il suo sacrificio servirà per dare speranza di vita ad altri sei piccoli pazienti, visto che i genitori hanno dato il consenso per un prelievo multiorgano.
Adesso sarà un'inchiesta penale, aperta per il reato di omicidio colposo, a chiarire chi ha la responsabilità di questa morte causata dalle complicanze di una banale otite bilaterale curata per due settimane solo con rimedi omeopatici. I familiari del bambino, che viveva a Cagli, in provincia di Pesaro Urbino, accusano il medico omeopata a cui s'erano affidati, preferendolo alla pediatra di famiglia. «Lo denunceremo, è stato lui a dire ai genitori di non ricoverarlo, li ha spaventati dicendo che i farmaci tradizionali l'avrebbero fatto diventare sordo o indotto in coma epatico», accusa il nonno materno Maurizio, con uno sfogo che adesso la Procura dovrà mettere a confronto con la versione che darà il dottor Massimiliano Mecozzi, medico omeopatico con studio a Pesaro.
Ieri è rimasto in silenzio, ma presto sarà interrogato per chiarire quali sono stati negli ultimi quindici giorni, da quando il bambino s'era ammalato, i rapporti con il bambino e i suoi genitori. Aveva visitato Francesco due volte, l'ultima a domicilio il 21 maggio, sempre consigliando rimedi omeopatici, a detta dei familiari. Ma Francesco peggiorava. Fino alla notte del 23, quando ha perso conoscenza: a quel punto l'hanno portato nell'ospedale di Urbino, dove una Tac ha rivelato gravi danni al cervello. I sanitari hanno disposto il trasferimento al Salesi, dove subito i medici hanno tentato un intervento chirurgico per la rimozione dell'ascesso cerebrale. È cominciata anche una terapia antibiotica d'urto, ma le condizioni del bimbo sembravano disperate. Ieri mattina alle 10 e 40 anche l'ultimo filo di speranza s'è spezzato.
«La situazione era già di coma importante - ha spiegato il dottor Fabio Santelli, direttore del Reparto di Anestesia e Rianimazione del Salesi - Si è fatto un tentativo di aspirazione dell'ascesso, ma il pus dall'orecchio era arrivato al cervello, e l'infezione era troppo estesa. Al di là delle convinzioni personali in materia di terapie mediche, se dopo tre o quattro giorni l'infezione permane e il quadro clinico appare compromesso è meglio affidarsi agli antibiotici».
Ed è proprio questo il cuore dell'inchiesta aperta sulla morte di Francesco dalla Procura, che disporrà l'autopsia e acquisirà le cartelle cliniche. A rischio la posizione di Mecozzi, 55 anni, ambulatori a Pesaro e Fano, conosciutissimo tra i cultori dell'omeopatia. Un uomo religiosissimo viene descritto da chi lo conosce. Tanto da aver fatto parte in passato di gruppi di preghiera, tra cui quello del Roveto Ardente, da tempo sciolto dopo essere stato al centro di un'inchiesta giudiziaria conclusasi però con un'archiviazione per le accuse di truffa e circonvenzione di incapace. Il dottor Mecozzi per un periodo decise di lasciare la professione e di lavorare come magazziniere, ma poi è tornato a lavorare come medico, regolarmente iscritto all'ordine dei medici di Pesaro.
Anche i genitori di Francesco, che hanno altri due figli minori, potrebbero essere indagati per non essersi rivolti ad altri medici o al pronto soccorso vedendo che la situazione peggiorava.
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