Bettin: «Non mi stupisco è già successo»

Giovedì 24 Agosto 2017
Tutto è reality show. Pure l'uomo che vuole lanciarli nel vuoto e farla finita. L'importante è puntare il cellulare e riprendere l'attimo, anche il più agghiacciante. Il fatto che sia algerino è solo un elemento aggiuntivo. Ben più grave, ammesso che la folla lo sapesse, il fatto che avesse poco prima violentato due donne. Ne è convinto il sociologo veneziano Gianfranco Bettin, da sempre impegnato sul territorio. E il fatto che il protagonista sia di origini arabe, proprio a pochi giorni dall'attentato di Barcellona, secondo lui influisce in minima parte.
«Non mi stupisco di quanto accaduto» attacca Bettin, commentando la vicenda dell'algerino salito sul tetto della casa che ieri a Jesolo minacciava di buttarsi nel vuoto dopo aver violentato e picchiato moglie e cognata. Lancio che poi è avvenuto tra gli applausi della folla, malgrado ora l'uomo sia in condizioni disperate. «Ho già assistito almeno un paio di volte a scene analoghe con uomini italiani che dicevano di volersi lanciare dall'alto: anche in questi casi la gente che assisteva li incitava a farlo - prosegue Bettin - c'è un certo rigetto per la spettacolarizzazione di questi eventi e la convinzione che non lo faranno». Nel primo caso un uomo era salito su una gru del cantiere per la realizzazione del nuovo ospedale di Mestre e voleva suicidarsi. «Ero salito anch'io per persuaderlo a rinunciare - racconta Bettin che all'epoca era prosindaco di Mestre - e così è stato. Ma le persone sotto lo invitavano a buttarsi. E lo stesso è successo in un altro episodio a Marghera: un millantatore su un tetto voleva farla finita e sotto i passanti gli dicevano di sbrigarsi anche perché i soccorsi stavano bloccando la strada. È così, indipendente dalla nazionalità. C'è superficialità e la convinzione che poi tutto rientrerà».
Del resto Venezia ha già un grave precedente. Lo scorso gennaio un giovane di colore si è lasciato annegare in Canal Grande davanti alla stazione dei treni Santa Lucia. Un caso che aveva creato scalpore perché il 21enne, originario del Ghana, era circondato da barche e in molti hanno assistito al suo inabissarsi. «Anche in quel caso c'erano tante persone e qualcuno gli aveva pure detto di annegarsi - prosegue Bettin - in genere c'è il rifiuto di queste cose e la superficialità nella convinzione che chi crea così tanto scompiglio in realtà poi non abbia intenzione di farla finita. Il fatto che le vittime siano straniere è secondario o influisce solo in parte». (r.ian.)
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