Alfano: «Renzi e Silvio vogliono eliminare Ap»

Lunedì 24 Luglio 2017
Alfano: «Renzi e Silvio vogliono eliminare Ap»
ROMA - Non nega che sia in atto un'opa ostile sul suo partito e che nei prossimi giorni potrebbero esserci nuovi addii dopo quello di Costa e Cassano, ma dal palco della Summer School a Taormina, Angelino Alfano serra i ranghi del suo partito e va al contrattacco. Nessuna intenzione di sgombrare il campo, anzi, avverte il leader di Area Popolare: «Difenderemo la storia di questi quattro anni, ci uniremo con altri e andremo avanti». Certo, il titolare degli Esteri non nega che il momento sia complicato: «ci attendono mesi faticosi» che culmineranno «nell'aggressione finale pre elettorale» ma, avvisa Alfano «noi non ci piegheremo, non ci sottometteremo e non ci faremo annettere».
Una difesa quasi territoriale quella del leader di Area popolare che indica come obiettivo la costruzione di un centro autonomo rispetto ai progetti di Renzi e Berlusconi che secondo il ministro degli Esteri sono pronti ad allearsi nella prossima legislatura: «Sono pronti a mettersi insieme perché non c'è un solo sondaggio che dica che uno di loro abbia la maggioranza». Come nei giorni scorsi, Alfano minimizza le perdite del suo partito: «Io mi occupo di chi resta e di chi verrà, non di chi è andato via», taglia corto dal palco di Taormina. Ma se è pur vero che nessun altra defezione è stata annunciata anzi due senatori (Paolo Bonaiuti e Guido Viceconte) hanno smentito di avere le valige pronte così come la componente fittiana che ha chiesto di essere «lasciata fuori dal calciomercato politico», gli occhi restano puntati su palazzo Madama dove l'attivismo di Gaetano Quagliariello e dei fedelissimi del Cavaliere (Paolo Romani e Niccolò Ghedini in primis) fa presagire che tra le varie anime centriste la situazione è tutta in divenire. Che sia in atto un assalto ad Area popolare ne è convinta anche Beatrice Lorenzin. Il ministro della Salute non a dubbi: «Noi il cinque per cento lo abbiamo in Italia e lo abbiamo dimostrato in queste elezioni amministrative. Quello che noi vogliamo prendere è il 10 per cento e siccome chi fa l'opa questo lo sa bene, dicono Svuotiamoli prima che partano, andiamo a minare le certezze». Ma se per Berlusconi lo schema che prevede il nuovo contenitore moderato come stampella di Forza Italia è legato alla nuova legge elettorale, lo stesso vale per le alleanze ed il nuovo centro a cui intende lavorare il partito di Alfano.
La partita vera si giocherà a settembre sulla nuova legge elettorale ma difficilmente, visti i veti incrociati, si potrà arrivare ad un nuovo testo. Pd, M5s e Fi hanno messo sul tavolo le rispettive condizioni, apparentemente poco conciliabili. Eppure traspaiono delle aperture che forse solo a settembre si capirà se si concretizzeranno. Il grande tema di fondo, infatti, quello delle coalizioni, potrà essere definito solo dopo che centrosinistra e centrodestra avranno sciolto il rebus sul piano politico. Dopo che Matteo Renzi sabato ha aperto al confronto per una legge scritta «assieme a Grillo e Berlusconi», Forza Italia è stata la più lesta a posizionarsi, con Renato Schifani che ha chiesto di «ripartire» dalla legge proporzionale su cui a giugno si era raggiunto l'accordo, poi naufragato sotto i voti segreti. Ma M5s frena e con Danilo Toninelli ricorda tale «naufragio» addossandone la colpa al Pd: «Bisogna tornare al Legalicum, cioè applicare la riforma uscita dalla Corte anche al Senato»,.
Chissà se a pesare nelle scelte del centrodestra saranno i dati degli ultimi sondaggi che in queste settimane concordano su un fatto: il centrodestra unito è in vantaggio. L'ultimo evidenzia come la crescita di Forza Italia che raggiunge la Lega al 15,1% aggiunto al il 4,9% di Fdi porta la coalizione a quota 35,1%. Diversi punti in più rispetto a Pd e M5s, entrambi in flessione, che si attestano al 26,9% e al 27,6%.
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