A 12 anni si impicca nella sua cameretta

Giovedì 8 Dicembre 2016
A 12 anni si impicca nella sua cameretta
Lo ha trovato impiccato in camera, ormai agonizzante, la mamma, insospettita da un'assenza che si prolungava per troppo tempo: il figlio dodicenne si era allontanato da tavola prima della fine della cena. «Vado di sopra un momento», avrebbe detto. Ma in camera si è messo un cappio al collo e si è lasciato andare. Poi la tragica scoperta.
Un'intera città è sotto choc da quando quello che veniva raccontato come un vivace ragazzino è in condizioni disperate nel reparto rianimazione dell'ospedale di Conegliano. A ieri sera c'era ancora un minimo di attività cerebrale, ma i medici sembrano non nutrire molte speranze. Il bambino lotta tra la vita e la morte assistito ininterrottamente dai genitori, piombati nella disperazione più profonda. Sono tuttavia ancora sconosciute, o si possono solo ipotizzare, le cause che hanno indotto l'adolescente a volerla fare finita. Il bambino non ha lasciato nulla di scritto. Rimangono solo ipotesi: come quella di un problema a scuola, la paura di un rimprovero, un pesante senso di colpa, che potrebbe aver innescato nella fragile psiche del bambino un meccanismo perverso da indurlo a tentare di togliersi la vita.
Dopo il drammatico ritrovamento le urla disperate della madre hanno fatto accorrere i vicini e i parenti. Una di questi, un'infermiera con esperienza di primo soccorso, dopo aver aiutato i genitori a togliere il cappio dal collo del bambino, ha iniziato le prime manovre di rianimazione e di massaggio cardiaco. Nel frattempo sul posto sono accorsi carabinieri, ambulanza del Suem e automedica: i sanitari hanno trovato il ragazzo ancora in arresto cardiaco.
Sono riusciti a rianimarlo, lo hanno intubato, correndo a sirene spiegate verso l'ospedale di Conegliano, dove il dodicenne è giunto in condizioni davvero critiche e trasferito d'urgenza in rianimazione. L'elettroencefalogramma a cui è stato più volte sottoposto fino a ieri sera non lasciava in realtà molte speranze. I genitori, se la situazione dovesse avere esito infausto, avrebbero già manifestato l'intenzione di dare il nulla osta all'espianto degli organi.
Si spera ovviamente in un miracolo, ma le possibilità che il ragazzino possa riprendersi davvero sono ridotte al lumicino.
Rimangono i tanti perché, ma è un fatto che il disagio psichico nella pre-adolescenza stia crescendo. «Solo nel 2015 sono stati da noi seguiti 392 bambini tra gli 11 e 14 anni osserva il dottor Umberto Simonetti, direttore dell'Unità Operativa Infanzia, adolescenza Famiglia dell'Usl di Conegliano-Vittorio Veneto . E di questi con disturbi di tipo psicologico, di fragilità relazionale con genitori e coetanei o scuola, sono stati ben oltre il centinaio. Un fenomeno fino a qualche anno fa non così marcato. I ragazzini hanno meno strumenti per pensare, riflettere di fronte a difficoltà e frustrazioni».
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