“Geografie sommerse”, la fotografia di Monika Bulaj arriva a Trieste

Dal 15 luglio all’8 ottobre, la nota fotografa, reporter e documentarista impreziosisce gli spazi del Magazzino delle idee di Trieste con la testimonianza unica dei suoi scatti. Un viaggio inedito attraverso il senso del sacro che accomuna le persone e i suoi luoghi

Magazzino delle idee di Trieste, mostra "Monika Bulaj, geografie sommerse" - Credits: Massmedia
Contenuto a cura di Piemme SpA Brand Lab in collaborazione con ENTE REGIONALE PATRIMONIO CULTURALE FRIULI VENEZIA GIULIA

Polo culturale sorto nell’ambito del recupero complessivo gli immobili del fronte porto di Trieste e facente parte dei beni dell’Ente per il Patrimonio Culturale del Friuli-Venezia Giulia (ERPaC), sotto la gestione del Servizio Promozione e valorizzazione del territorio culturale, il Magazzino delle idee accoglie fino al prossimo 8 ottobre l’imperdibile mostra “Geografie sommerse” della fotografa, reporter e documentarista Monika Bulaj.
 

Fragilità e ricchezza di un mondo che sta scomparendo

Curata dalla stessa fotografa e organizzata da ERPaC, l’esposizione offre ai visitatori la possibilità di entrare in contatto con civiltà, luoghi e realtà uniche, fragili e a rischio. Oltre centro immagini, a colori e in bianco e nero, raccolte fin dal 1985 per ripercorrere il lungo viaggio della fotografa fra minoranze e popoli nomadi, fedi e religioni. Un percorso di confine in luoghi sacri e condivisi, che documenta le condizioni sociali degli strati più deboli di Paesi in cui pulsa l’invisibile di una ricchezza che, nonostante sia sotto gli occhi di tutti, sta scomparendo.

Europa orientale, Caucaso, Medio Oriente, Africa, altopiano iranico, Asia centrale, Russia, Afghanistan, Haiti e Cuba, la mostra trasporta in luoghi dove, per millenni, i popoli hanno condiviso santi, gesti, miti, canti, danze e dei. Tappe tra le minoranze perseguitate in Afghanistan e Pakistan, i cristiani d’Oriente, i maestri sufi dal Maghreb alle Indie, gli sciamani dell’antica Battria, gli ultimi pagani del Hindu Kush, i nomadi tibetani, le sette gnostiche dei monti Zagros.

 

Schegge di vita dove tra le bombe

Abitanti delle ultime oasi d’incontro, zone franche assediate da fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi d’oggi. Luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi condivisi. Luoghi dove il sacro trascende i confini.

Ogni fotografia è una scheggia, il frammento di uno specchio rotto fatto di testimonianze catturate in cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, condividendo il sonno, la sete, la fame, l’allegria, la paura. Un viaggio in un labirinto di meraviglie, troppo complesso per i mass-media.
 

Il corpo come tempo della memoria collettiva

La ricerca che ha dato vita a questa straordinaria esposizione ha visto la Bulaj porre al centro del proprio lavoro il corpo, inteso come chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. È un corpo che è stato creato con gratitudine e benedizione, ma che è stato nascosto e coperto. È stato temuto e oppresso, protetto e valutato. È considerato intoccabile e impuro, intrappolato in un ciclo di violenza che ne genera altra. È un corpo che diventa reliquia, martire, trappola e addirittura bomba.

Perché, come rivela la Bulaj, il corpo è come “un tempio, scrigno della memoria collettiva, quello che non mente. Nell’arcaicità dei gesti si legge la saggezza arcana di un popolo, la ricerca della liberazione attraverso l’uso sapiente dei sensi”.
 

Un atlante inedito di un mondo antico e non così distante

I visitatori di “Geografie sommerse” potranno, così, entrare in un inedito racconto attraverso le immagini che la fotografa ha volutamente allestito in un intreccio narrativo-visivo, che muove e si concretizza più per similitudini che per latitudine e permette di incontrare un mondo antico distante solo all’apparenza, dove poter scoprire invece, una vicinanza e assonanza sui temi presentati così universali per l’umanità.

In occasione della mostra è pubblicato da Emuse edizioni il libro dal titolo “Geografie sommerse” con immagini e testi dell’autrice. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web. Magazzino delle Idee è a Trieste, in corso Cavour, 2. “Geografie sommerse” è vistabile da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Apertura straordinaria il 15 agosto. La biglietteria chiude mezz’ora prima dell’orario di chiusura. Info a info@magazzinodelleidee.it o telefono 040 3774783.