Sammy Basso: «Il senso della vita? Fare la differenza»

Lunedì 25 Dicembre 2023 di Vittorio Pierobon
Sammy Basso: «Il senso della vita? Fare la differenza»

SCHIO - Incontrare Sammy Basso aiuta a dare un senso alla vita. La serenità, la gioia di vivere che trasmette questo ragazzo - affetto da progeria, malattia rara che porta all'invecchiamento precoce di tutte le cellule, fuorché quelle del cervello - è qualcosa di commovente.

Lui, il piccolo grande uomo che ricorda ET, è davvero speciale, forte, determinato, preparato, positivo, dotato di un arguto senso dello humor. Laurea in Scienze Naturali, con un master in Biologia Molecolare. A 28 anni, nonostante gli ostacoli che gli ha riservato il destino, ha già un curriculum da scienziato: fa parte del team della Progeria Research Foundation di Boston, eccellenza mondiale nella ricerca contro questa malattia rarissima. Sammy lotta, con il coraggio di un leone, contro il nemico che è dentro di lui. «Io sono avvantaggiato rispetto agli altri scienziati - afferma con una buona dose di ironia - perché loro conoscono la progeria, solo teoricamente attraverso i libri e il microscopio. Io invece ce l'ho dentro. Sono una cavia di me stesso»


IMPEGNI
Quella di Sammy è una vita al galoppo, ricca di impegni e traguardi da raggiungere. Ne parliamo seduti nel salotto di casa a Tezze sul Brenta, dove vive con mamma Laura e papà Amerigo. L'ultima "fatica" di Sammy è la pubblicazione di "Antenorea. Il consigliere di Priamo" (Ronzani editore), una biografia romanzata di Antenore, il leggendario fondatore di Padova, giunto in Italia, come Enea, in fuga da Troia. Come mai questo tuffo nella mitologia? «Sono molto appassionato di storia antica e mitologia. Non facevano parte del mio percorso di formazione scolastica e universitaria, le ho studiate nel tempo libero. La figura di Antenore mi affascina, anche se è sempre stata offuscata da quella di Enea. La sua storia si amalgama con quella veneta. Io sono molto orgoglioso della mia terra d'origine e ho cercato di celebrarne uno dei padri. Per farlo mi sono documentato per un anno e mezzo. Non pensavo di ricavarne un libro». È una parentesi o si apre una nuova carriera? «No, io sono un ricercatore, è quella mia strada. Comunque i libri saranno tre, perché il testo originario era troppo lungo e l'editore ha deciso di farne una trilogia. Il lavoro è già pronto».
L'impegno più importante per Sammy resta quello di ricercatore. Studia su stesso, ma lo fa per gli altri. «La ricerca ha fatto passi da gigante sulla strada per debellare questa malattia. Negli ultimi anni si è sviluppata una tecnica chiamata base-editing che consiste nell'andare a colpire il Dna, dove c'è la mutazione. Ma parliamo di sequenze da 3miliardi e 200mila "lettere" che compongono il nostro "libro biologico". Bisogna colpire quelle giuste. E le cellule, che racchiudono il Dna nel corpo umano, sono oltre 37 trilioni. Sono certo che un giorno riusciremo a debellare la progeria. Basterà una puntura per salvare un bambino. Però sono consapevole che per me è troppo tardi. Sono anni che la progeria sta lavorando sul mio corpo».


REAZIONE
Sammy parla della malattia con serenità. La sua grandezza sta proprio nell'accettazione e nella consapevolezza che la sua mente è più forte della progeria. «Non è sempre stato facile, nella mia vita ho avuto momenti bui, di sconforto, dolorosi. Ho saputo reagire. Devo ringraziare in primis i miei genitori. Sono loro che hanno iniziato la battaglia. La diagnosi è arrivata quando avevo solo due anni, io non potevo capire e decidere. Papà e mamma non si sono arresi di fronte a una diagnosi devastante. Parliamo di 25 anni fa. In Italia non si sapeva nulla di questo male, non si usava nemmeno Internet per informarsi. Loro hanno lottato per me, hanno trovato i contatti in America, mi hanno dato la forza di vivere e di crescere sereno. Mi hanno fatto sentire una persona normale. Hanno costruito attorno a me una rete di relazioni, una famiglia allargata, fatta di parenti, cugini, amici a cui io sono legatissimo».
La famiglia Basso ha una grande fede, che è stata trasmessa anche a Sammy. Lui al collo porta un "tau", simbolo francescano. Credere è stato d'aiuto? «Sono credente. Cerco di basare tutta a mia vita su questo. Si può essere scienziati e credenti. Dio è un qualcosa di talmente grande che neanche la scienza può capire e spiegare. Io credo, ma farei fatica a convincere qualcuno. La fede me l'hanno trasmessa i genitori, però ho avuto anche una fase di crisi, verso i 12 anni. Capivo la mia situazione e mi chiedevo perché Dio mi avesse riservato questo. Per un po' sono stato quasi ateo. In quel periodo mi sono informato su tutte le religioni e un po' alla volta sono tornato all'ovile. Accetto il disegno di Dio. A volte lo interrogo, però non riesco a capire le risposte».
Invece con Papa Francesco il dialogo è stato più facile? «Guarda quello che è successo mi sembra incredibile. Poco dopo la sua nomina a Pontefice, gli ho scritto una lettera, dicendogli che ammiravo il suo agire. Per educazione ho aggiunto il mio indirizzo e il numero di telefono. Dentro di me pensavo che non l'avrebbe mai letta. Invece, qualche settimana dopo, mi ha telefonato. Il Papa in persona, senza la mediazione di un segretario. Ha risposto mia madre, perché io ero a scuola. Ci mancava poco che non svenisse. Francesco ha chiesto di me e quando ha saputo che ero via, ha domandato a mia madre, quando poteva richiamare senza disturbare! Il Papa che si preoccupa di non disturbare!». E ha richiamato? «Certo, al pomeriggio. Mi ha ringraziato per le parole che gli avevo scritto e mi ha esortato ad avere fede. Mi ha dato molto coraggio. A distanza di qualche anno mi ha ricevuto anche in Vaticano, in un incontro privato, assieme ai miei genitori ed un paio di amici. È stato un momento di un'intensità pazzesca».


PROGETTI
Gli anni sono appena 28, ma la vita di Sammy è già ricchissima di ricordi. Suo malgrado è diventato un personaggio. Con la forza d'animo e l'intelligenza si è fatto largo in una società, spesso frivola e superficiale. Il presidente Zaia lo ha voluto come testimonial per l'uso della mascherina e nella campagna di vaccinazione anti Covid. È stato ospite di Carlo Conti a Sanremo, ha molti amici nel mondo dello spettacolo, è stato ospite di Maurizio Costanzo e di molti programmi televisivi. Va in televisione per raccontare com'è bello vivere. «Io amo la vita e cerco di riempirla di contenuti. Ho la fortuna di avere tanti amici che mi aiutano a gioire con loro, superando le difficoltà pratiche. Non posso camminare a lungo. Non posso correre o saltare. Non ho invidia per gli altri, sono felice per loro. Gli amici mi aiutano a divertirmi. Assieme ne abbiamo fatte di tutti i colori... Per fortuna non devo seguire diete particolari e posso mangiare di tutto!».
Progetti per il futuro? «Sicuramente portarmi avanti nella ricerca e collaborare con i team di scienziati. In aprile sarò negli Stati Uniti per un importante evento per la raccolta di fondi per la ricerca. Poi vorrei viaggiare molto. Mi piace tantissimo. Vorrei visitare la Terra Santa, ma in questo momento forse non è il caso. Ma voglio andarci al più presto». E quando Sammy decide di fare una cosa, la fa, come è scritto nell'home page dell'Associazione che porta il suo nome: «Piuttosto che concentrarmi sui limiti che la progeria impone, preferisco pensare alle tante cose in cui posso fare la differenza».

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