Embargo russo, la protesta: 10mila
in piazza con i trattori a Verona

Giovedì 30 Giugno 2016
La protesta a Verona
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VERONA - Sono quasi diecimila gli agricoltori e gli allevatori italiani in piazza a Verona con i trattori, una protesta organizzata dalla Coldiretti contro l'embargo russo «che ha azzerato completamente le esportazioni dei prodotti agroalimentari più rappresentativi del Made in Italy scatenando una guerra commerciale che ha provocato pesantissimi danni all'economia e la perdita di posti di lavoro».

Nell'anniversario dei due anni dall'embargo russo e alla vigilia del probabile rinnovo la protesta che coinvolge anche i principali operatori economici impegnati nell'interscambio con la Russia chiedono la fine di una guerra commerciale insostenibile per l'Europa che ora deve affrontare anche i pesanti effetti economici della Brexit. In Veneto, scelto perché è la regione più duramente colpita, gli agricoltori hanno portato anche i prodotti rimasti invenduti, dalle mele ai kiwi fino alle pesche, ma anche i formaggi e i prosciutti «per denunciare - afferma la Coldiretti - un braccio di ferro insensato e autolesionistico. Una scelta suicida che l'Unione Europea e l'Italia non possono permettersi dopo il voto sulla Brexit con la svalutazione della sterlina inglese che rischia di mettere in crisi i rapporti commerciali con la Gran Bretagna, che è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari Made in Italy».

Sono stati anche esposti, spiega l'associazione, gli scandalosi surrogati del Made in Italy come il "Russkiy Parmesan", ma anche il salame Milano o la mozzarella Made in Russia che sugli scaffali dei supermercati del Paese di Putin hanno preso il posto dei cibi italiani originali i quali rischiano ora di rimanere esclusi per sempre. Bandiere, cartelli e numerosi striscioni sono stati esposti: «No all'embargo russo», «Putin facciamo la pace», «La guerra fredda uccide il Made in Italy», ma anche «Brexit+embargo=Italia in letargo». Tra i manifestanti c'è già il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ma sono in arrivo il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina al Governatore del Veneto Luca Zaia fino al Sindaco di Verona Flavio Tosi ed anche i maggiori operatori economici dell'agroalimentare coinvolti nell'interscambio commerciale con la Russia.




Alla crescente domanda di prodotti agroalimentari italiani in Russia, è stato ribadito durante la manifestazione di protesta a Verona, la Coldiretti sta rispondendo con un potenziamento dell'industria alimentare locale.
Nuovi investimenti sono stati realizzati per aumentare la produzione di formaggi, che è già cresciuta del 20 per cento negli Urali Centrali, ma sono previsti nuovi caseifici nella regione Sverdlovsk per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l'industria della carne e dei salumi. «Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio 'buono' e fanno proliferare quello 'cattivo' e c'è il rischio che per l'export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita - ha detto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l'embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non volere più il Made in Italy sulle loro tavole».
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