VERONA - La platea di seimila persone esulta, è un’esplosione che sembra il tifo da stadio al momento del gol. Ma qui non ci sono rigori da festeggiare, qui c’è il racconto di un proiettile che entra nella testa di un ladro e lo ammazza. Ci si aspetterebbe silenzio. Non commozione, ma almeno pacatezza anche perché fatti del genere comunque sconvolgono la vita di chi ha premuto il grilletto. E invece sono urla di approvazione. Ci sono giovani, anziani, padri, madri anche con i bimbi piccoli in braccio. Stanno ascoltando Giuseppe Maiocchi, il gioielliere lombardo che tredici anni fa subì un rapina e reagì sparando tre colpi di pistola. Il quarto colpo lo sparò il figlio e fu quello, letale, che portò all’incriminazione di omicidio volontario. Maiocchi, che alla manifestazione leghista sulla legittima difesa organizzata a Verona viene presentato come una «vittima dei soliti farabutti». Con Graziano Stacchio e Robertino Zancan, Maiocchi è uno dei tre testimonial della battaglia per la legittima difesa. Ma a Verona è il pubblico a stupire...
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