Zanetti e Baretta: «Bisogna ridurre
gli stipendi ai politici in Regione»

Sabato 2 Aprile 2016
Pier Paolo Baretta ed Enrico Zanetti
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VENEZIA - Gli argomenti sul piatto della bilancia sono stati parecchi. C’è la riforma costituzionale con il prossimo referendum previsto per ottobre, ma ci sono anche le questioni aperte del Governo soprattutto su due vertenze che interessano il viceministro all’Economia, Enrico Zanetti, e il collega sottosegretario Pier Paolo Baretta. Così, alla presentazione del Comitato civico per il Sì-Veneto per le riforme nell’ambito della Città metropolitana di Venezia, (portavoce Teresa Lo Torto) per dare il via alle iniziative a sostegno della riforma prossimamente sottoposta al giudizio popolare, Zanetti e Baretta hanno colto l’occasione per illustrare la loro posizione sul caso dell’omologazione degli stipendi tra amministratori locali, in particolare per quel che riguarda i consiglieri regionali.
«Per questi - sottolinea Baretta - credo sia giunto il momento di parificare i loro stipendi con quelli dei sindaci delle grandi città. E sarebbe opportuno che il Veneto si adeguasse. Si tratterebbe di una sorta di omogeneità di intervento in grado di offrire un segno di responsabilità». Ancora più deciso il viceministro Zanetti: «Anche io vedo - aggiunge - uno spazio di manovra adeguato. E mi permetto anche di azzardare che non vedrei male nemmeno una riduzione degli emolumenti per i dirigenti che, spesso e volentieri, hanno uno stipendio ben superiore a quello degli amministratori. Opportuna, quindi, una revisione». Durante la presentazione del Comitato per il Sì alla riforma costituzionale, al quale hanno partecipato anche la consigliera regionale, Alessandra Moretti, l’ex magistrato Ennio Fortuna e numerosi amministratori locali, il sottosegretario Baretta ha accennato al progetto per limitare l’invadenza del gioco d’azzardo soprattutto nei pubblici esercizi e nelle tabaccherie. «Puntiamo ad una complessiva riduzione dell’offerta del gioco in questi locali - ha spiegato Baretta - soprattutto di slot machine. Anche del meno 30 per cento. E pur rendendoci conto dei benefici negli introiti per lo Stato, riteniamo che si debbano tutelare le famiglie e i giocatori».
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