La famiglia romena unita dal destino, i profughi ucraini, i turisti giramondo: la vita e il dolore dietro la tragedia

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Angela Pederiva
I coniugi portoghesi Gualter Carvalhido Maio e Maria Fernanda Arnaud Maciel

VENEZIA - Un'intera famiglia romena sterminata e due nuclei di profughi ucraini dimezzati.

Ma anche una coppia tedesca sopravvissuta alla propria bimba: la piccola aveva appena un anno e mezzo di vita, è la vittima più giovane del bus precipitato. Quante storie dietro alla terribile cronaca del disastro di Mestre, dalla sudafricana giramondo ai portoghesi innamorati.

ANNIENTATI
Dei romeni Ogrezeanu rimane sui social un album di volti sorridenti: a Natale, in campagna, ai battesimi, sulle giostre. Dapprima in coppia, Mircea Gabriel di 45 anni e Mihaela Loredana di 42, successivamente con le figlie Georgiana Elena di 13 e Aurora Maria di 8. Marito e moglie avevano lasciato le città natali di Targoviste e Piteti per trasferirsi con le loro bambine in Germania, dove avevano trovato lavoro e casa, una situazione di serenità economica tale da permettere loro una piccola vacanza a Venezia. Ma tutti i ricordi sono stati annientati: il Consolato romeno a Trieste ha contattato i parenti delle vittime, mentre l'Ambasciata romena a Roma ha spiegato che fornirà supporto per il rimpatrio delle salme.
Si è invece spezzata la famiglia di Charlotte Nina Frommherz: la piccola tedesca del Baden-Württemberg è spirata ad appena 18 mesi. Sua mamma Maike Annabelle Frommherz lotta per la vita nella Terapia intensiva di Mestre, dov'è stata rianimata dopo un arresto cardiaco: la 27enne è stata identificata ieri, 5 ottobre, (l'altra paziente senza documenti è stata invece riconosciuta come l'ucraina Kateryna Samoshchenco, intubata a Padova per la gravi ustioni riportate). Sempre all'Angelo, ma in Chirurgia con diversi traumi, è ricoverato anche il suo compagno 28enne Nico Pierre Volkmann, che da martedì sera chiede di loro due.

DOPO LA GUERRA
La tragedia ha separato i destini di due nuclei ucraini, che avevano trovato riparo in Croazia. «Sono fuggiti dalla guerra, per morire su un bus - ha osservato con amarezza Andrii Kartysh, console generale dell'Ucraina a Milano - . Abbiamo ricevuto le telefonate dei parenti che stanno lì. Quando abbiamo parlato con uno di loro, per dire che una signora era morta, la linea è caduta perché è cominciato un bombardamento». In otto avevano deciso di concedersi tre giorni di relativa spensieratezza al campeggio Hu, ma cinque sono deceduti. Si tratta innanzi tutto dei coniugi Serhiy Beskorovainov di 70 anni e Tetyana Beskorovainova di 65, con la nipote Anastasia Morozova di 12 (sua madre Kateryna Morozova, 43enne, è invece in Chirurgia a Mestre con varie fratture). Insieme a loro ha poi perso la vita anche Daria Lomakina di 10 anni, con il nonno Vasyl Lomakin di 70, mentre i suoi genitori Oleksander Lomakin di 39 anni e Natalia Lomakina di 40 sono in ospedale a Mestre: lui in Chirurgia con un trauma toracico, lei in Terapia intensiva con ustioni. Ad accogliere tutti l'anno scorso era stato il Comune croato di Plitvice, che per oggi ha proclamato il lutto cittadino.

SENZA CONFINI
Sembravano senza confini le esistenze di altre vittime della strage. La sudafricana Annette Pearly Arendse scriveva su Facebook di essere originaria di Nagasaki in Giappone e di vivere a Motta di Livenza in provincia di Treviso, anche se non risultano conferme su una sua residenza in Veneto. Ad ogni modo la 58enne nutriva una grande passione per i viaggi: in attesa di postare le prime foto di Venezia, dov'era in vacanza con due amiche, la turista aveva pubblicato quelle di Bangkok, dove vive sua figlia Mona, che ieri si è associata al fratello Devereaux nel ricordo della madre: «Ti amiamo così tanto mamma». La donna nel 2018 aveva festeggiato il compleanno proprio in laguna, immortalata da un'istantanea davanti alla stazione di Santa Lucia, accompagnata da un pensiero doloroso da leggere adesso: «Se sarò benedetta da altri anni di salute, felicità e ricchezza, pianificherò la prossima avventura...».
Non conoscevano frontiere nemmeno i coniugi portoghesi Gualter Carvalhido Maio e Maria Fernanda Arnaud Maciel. Il 58enne e la 56enne erano originari della località balneare di Caxinas, nella zona di Vila do Conde, ma da un trentennio vivevano ad Amburgo in Germania. «Un grande abbraccio. Addio, ci vediamo un giorno. Baci, mia cara sorella», ha scritto ieri il fratello Armando Maciel, sotto una foto della coppia quand'era in ferie a Verona.

DOLORE E BUROCRAZIA
Per le famiglie delle vittime e dei feriti sono giorni di grande dolore. Aaron Grasse è un regista di Berlino ed è il fratello di Siddharta Jonathan, il 28enne tedesco spirato sotto gli occhi della fidanzata francese Lucie Probst, 20enne ricoverata con trauma cranico e toracico nella Terapia intensiva di Dolo, dove sono arrivati due suoi congiunti. «Ci consola il fatto che si sia goduto ogni momento della sua vita e che abbia sperimentato così tanto in così giovane età: sappiamo che è morto senza rimpianti», ha detto il ragazzo al quotidiano Bild, alludendo alle brillanti esperienze universitarie e lavorative di "Sid". Ora i parenti sono in contatto con l'Ambasciata per sapere come dovrà essere organizzato il rientro del feretro.
Per agevolare le procedure burocratiche, sono ospitati in un albergo di Mestre anche i familiari degli sposi croati Marko "Guma" Bakovi e Antonela "Nela" Perkovi, entrambi di 24 anni. Il calciatore è uscito dalla Terapia intensiva di Mirano, in cui continuava a chiedere di lei («Dov'è mia moglie?»), mancata con il bimbo che portava in grembo. Lunedì a Solin, sua città di origine, sarà giornata di lutto, come ha spiegato il sindaco Dalibor Ninevi: «Sfortunatamente si è spenta la giovane vita di una ragazza allegra e del suo bambino non ancora nato. Suo marito, che sta combattendo per la vita, sta affrontando la tristezza e la perdita».
Il prefetto Michele Di Bari ha assicurato a tutti la vicinanza delle autorità: «Dobbiamo accompagnare le famiglie con le istituzioni locali che sono disponibilissime, in particolare modo il Comune di Venezia, perché da parte dei consoli c'è la necessità di trasferire le salme nei Paesi d'origine, di affrontare spese, comprendere tutto il regime assicurativo, e di fornire risposte tempestive perché le famiglie, oltre al dolore, abbiano i propri cari nella loro terra natia».
 

 

Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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