Il tesoro di Maniero. Ecco le tre donne che conoscono i segreti

Sabato 21 Gennaio 2017 di ​ Maurizio Dianese
Il tesoro di Maniero. Ecco le tre donne che conoscono i segreti
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Difficile trovare il tesoro di Alì Babà alias Felice Maniero? Bastava ascoltare Mario Artuso, il cassiere della banda, che al Gazzettino già nel lontano 1995, forniva i conti correnti di Maniero. «Sono stato io l'inventore dei conti correnti cifrati in Svizzera e in Austria. Aveva tre conti, uno a Graz e due in Svizzera tra cui uno creato da un certo Ballotti alias Felice Maniero che conteneva obbligazioni americane. Il conto buvette 582 era il suo e il mio era brevetto 5827. In quei conti c'erano almeno 5 miliardi di lire», ma erano vuoti quando, alla fine, la Procura di Venezia riuscì ad arrivarci. Lì, in quei conti, erano finiti anche i soldi del sequestro Banzato, secondo Mario Artuso il quale, intervistato di nuovo poco prima di morire, dichiarava che «nel 95-96 ho scritto a Fojadelli allora pm a Venezia, è il magistrato al quale Maniero si affida quando decide di collaborare perché volevo raccontare dei soldi che avevo portato in Svizzera con la madre, ma loro hanno fatto orecchie da mercante. Anche di sua sorella è sicuro il coinvolgimento». 

Mario Artuso rivelava un altro particolare che non abbiamo mai reso noto come non abbiamo mai scritto, per tutelarlo, di un altro figlio di Felice Maniero - che cioè il boss della mala del Brenta utilizzava anche un'altra sorella per i suoi traffici. I controlli che siamo riusciti a fare a suo tempo non ci avevano portato ad alcuna certezza ed è il motivo per cui avevamo deciso di salvaguardare la privacy della sorellastra di Maniero che, però, oggi viene tirata in ballo in una conversazione, intercettata, di Noretta Maniero, la terzogenita di Lucia Carrain. È la prima volta in assoluto che salta fuori Nives B., una donna importante nella vita della famiglia Maniero perché Lucia Carrain, quando era in crisi con il figlio prediletto o quando doveva mettersi in contatto mentre era latitante, andava spesso da lei, la primogenita. Tra l'altro la sorellastra di Maniero ha gestito per anni un bar a Venezia, a pochi passi dal ponte di Rialto, un posto che solo per la licenza vale oro. Secondo Silvano Maritan, per un periodo braccio destro e sinistro del boss, Nives B. utilizzava la parentela per farsi prestare, senza mai restituirli, soldi dai malavitosi veneziani. Tant'è che ad un certo punto è lo stesso Felice Maniero ad intervenire e a far sapere che lui non garantisce più per la sorellastra. Vero? Falso? Di certo c'è che indagini in questo senso non ne sono state fatte. Né sulla sorella Noretta, nè sulla sorellastra Nives, nè sulla mamma Lucia. 

C'è di più. Sempre il cassiere del capo della Mala del Brenta, Mario Artuso, molto prima del 1995, anno in cui inizia la collaborazione di Maniero con la magistratura, aveva fatto un tentativo di staccarsi dal boss. Artuso  decide di vuotare il sacco e prende contatti con la Squadra Mobile di Venezia, l'unica struttura che, al comando di Antonio Palmosi, ha sempre combattuto Maniero. Artuso parla con un funzionario della Mobile, spiega che ha intenzione di collaborare e che è in grado di far trovare i soldi di Maniero. Viene accompagnato in Procura. Ma il magistrato con il quale Artuso sta iniziando a parlare, lo blocca e chiama nella stanza Angelo Paron, il maresciallo dei carabinieri che era sul libro paga della banda. Il magistrato era sicuramente in buona fede, nel senso che non poteva allora sapere che Paron era uomo di Maniero, fatto sta che Artuso a quel punto si chiude a riccio e non racconta più nulla. Paron gli dà una mano a togliersi dalle peste invitandolo a raccontare delle bische clandestine Artuso era un grande giocatore d'azzardo. L'incontro non sortisce alcun effetto pratico e Artuso ricordava che il magistrato aveva scherzato sul suo trapianto di capelli e gli aveva chiesto il nome del chirurgo. E la storia finisce lì, prima ancora di iniziare.

Ma, sempre per restare sui soldi di Maniero, anni dopo, oltre ad Artuso, entrano in scena anche altri personaggi. Come Paolo Pattarello, uno del gruppo dei mestrini, il quale indica un immobiliarista di Piove di Sacco come il principale riciclatore dei soldi di Maniero. Peccato che con questo immobiliarista non si possa parlare visto che è stato ammazzato nel 2005, un omicidio sul quale hanno indagato i carabinieri senza mai arrivare a nulla. E poi, oltre a Pattarello, c'è Silvano Maritan. E Maritan tenta di raccontare nelle aule di Tribunale esattamente la stessa storia e cioè che la mamma sostituiva in tutto e per tutto il figlio quando era in galera e teneva la borsa con i soldi. All'interno di un filone di pane, svuotato della mollica conservava i bigliettini del dare e avere, una sorta di partita doppia casalinga. Ma nessun magistrato della Procura veneziana decide di approfondire, nonostante Maritan sia uno che non molla l'osso. Tant' che anche nel libro che stava scrivendo prima di finire in galera a novembre per l'omicidio di Alessandro Lovisetto, si legge: «Da quindici anni Maniero mantiene la famiglia nel lusso più ostentato. Da dove saltano fuori quei soldi?». E ricostruisce: «La mamma del Maniero e sorella venivano accompagnate anche da Radetich in Svizzera a consegnare i miliardi a Beneforti». Beneforti è probabilmente Walter Beneforti, uomo dei Servizi segreti italiani, coinvolto negli anni 80 nel riciclaggio di denaro dei sequestri di persona, ma mai coinvolto nelle inchieste su Maniero. Ultima domanda di Maritan a proposito del tesoro di Alì Babà: «Dove sono i quadri originali che Maniero sostituì con le copie trovate in banche svizzere del valore di decine di miliardi?».

Ecco, sulla questione dei quadri bisognerebbe aprire un capitolo a parte perché Felice Maniero, prima di essere arrestato a Torino, risulta aver fatto un paio di telefonate apparentemente senza senso.

Ha chiamato infatti due notissimi falsari, specializzati soprattutto in opere d'arte. A più di qualcuno è rimasto il dubbio che Maniero abbia restituito dei falsi d'autore ai musei che ha svuotato nella sua carriera. E, comunque, dov'è la pinacoteca del boss, quella collezione infinita di quadri d'autore che lo stesso Artuso comprava dai mercanti d'arte? 

Ultimo aggiornamento: 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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