Scandalo Mose, i testi al processo:
«Per lavorare bisognava pagare»

Giovedì 6 Ottobre 2016
Scandalo Mose, i testi al processo: «Per lavorare bisognava pagare»
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VENEZIA - «Mazzacurati mi disse che non si fidava di Renato Brunetta, perché era imprevedibile, e che preferiva Giorgio Orsoni, suo caro amico, come sindaco a Venezia. Ma non voleva inimicarsi Brunetta, in quanto vicino a Silvio Berlusconi, e dunque spiegò che i contributi elettorali ufficiali per i due candidati sarebbero stati analoghi. Poi disse che a Orsoni avrebbe poi aggiunto un finanziamento in nero». Lo ha raccontato in aula Stefano Tomarelli, il manager di Condotte ascoltato nel corso del processo sullo scandalo Mose, precisando di non sapere se quei contributi siano stati effettivamente versati. Tomarelli ha però riferito che Mazzacurati, successivamente, dichiarò che Orsoni era diventato sindaco grazie a lui. E, quando Orsoni "scippò" l'Arsenale al Consorzio Venezia Nuova per metterlo a disposizione della città, Mazzacurati definì il sindaco "un ingrato". «Mazzacurati pretendeva riconoscenza da parte di coloro che aveva aiutato», ha spiegato Tomarelli.

Il termine "oliare" è risuonato più volte oggi in Tribunale a Venezia, durante l'udienza del processo Mose che vede imputate otto persone tra cui l'ex ministro Altero Matteoli (corruzione), l'ex presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva (corruzione) e l'ex sindaco del capoluogo lagunare Giorgio Orsoni (finanziamento illecito). I testimoni chiamati dai Pm Stefano Ancillotto e Stefano Buccini, Gianfranco Boscolo (Coedmar) e Stefano Tomarelli (Condotte) hanno raccontato come per «lavorare bisognava pagare».

Boscolo ha parlato di dazioni, negli anni, di 4/5 milioni di euro con tranche di 400mila euro l'anno versati in contati. Era il 50% di quanto il Consorzio Venezia Nuova, allora retto da Giovanni Mazzacurati, dava per opere a volte neppure fatte. Denaro, ha chiarito Boscolo, che ci è stato detto da Mazzacurati, senza scendere nel dettaglio, come necessario ad 'oliare' personaggi perché i lavori continuassero. «Tu lavora e paga mi diceva Mazzacurati al resto ci penso io» ha detto Boscolo. Tomarelli ha confermato la dazione del 50% del fatturato al Cvn aggiungendo che 'oliare' significava agire su due piani: a Venezia e a Roma. In laguna il denaro andava alla politica locale. Ha fatto i nomi di Giancarlo Galan, di Renato Chisso, di Orsoni stesso ma anche dei presidenti del Magistrato alle acque da Cuccioletta a Piva.

Sul fronte romano, Tomarelli, che ha detto di aver saputo di quanto accadeva dallo stesso Mazzacurati, ha spiegato che il denaro avrebbe avuto per destinatario il ministero dell'Ambiente e delle Infrastrutture (il riferimento era a funzionari e alo stesso ex ministro Matteoli).
Tutto questo allo scopo di partecipare di far partecipare agli utili la Socostramo di Erasmo Cinque (imprenditore a processo e vicino ad An) per il marginamento di Porto Marghera.
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