VENEZIA - «Nessuna carta falsa sull'ora del decesso di Sandrine Bakayoko: è una bufala».
Lo ha dichiarato il procuratore Carlo Nordio smentendo che vi siano incongruenze tra la cronologia dell'intervento dei sanitari e le prime conclusioni dell'autopsia.
«Nella concitazione degli eventi i sanitari avevano buone ragioni per tentare di rianimare la giovane, tentativi risultati vani. Secondo l'autopsia la morte sarebbe precedente di alcune ore, ma per avere certezze è necessario aspettare l'esito degli esami istologici».
Nordio ha spiegato che gli accertamenti proseguono "per scrupolo", ma allo stato sono esclusi ritardi nei soccorsi e possibili responsabilità colpose nel decesso: la tromboembolia che ha stroncato la giovane ivoriana non era prevedibile e quasi certamente non le avrebbe lasciato scampo anche nel caso di cure più tempestive.
Ora le indagini proseguono per perseguire i reati commessi nella notte di lunedì, durante la protesta scoppiata all'interno del Centro per migranti di Cona. «A chi si domanda perché non sono stati fatti arresti rispondo che la responsabilità penale è personale. Non si possono perseguire gruppi: dunque è necessario ricostruire l'accaduto e individuare il ruolo di ciascuno. Cosa non facile in quanto tutto è accaduto al buio, in un contesto con oltre mille persone, con il timore che la situazione potesse degenerare. Cosa che non è accaduta, grazie alla bravura di carabinieri e polizia. Gli inquirenti continuano a lavorare e anche la Digos si è attivata per evitare che si possano verificare infiltrazioni da parte di terroristi».
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