Reyer campione, uomini & progetto: le 5 chiavi di un trionfo straordinario

Mercoledì 21 Giugno 2017 di Stefano Babato
Filloy taglia la retina
Ora è facile, ma alzi la mano chi non più di tre o quattro mesi fa avrebbe speso un solo centesimo pronosticando lo scudetto della Reyer. Pochissimi crediamo e se qualcuno veramente l’ha detto o pensato beh...ha avuto un bel coraggio o qualcos’altro che inizia sempre con quella lettera. E invece è tutto vero, tutto meravigliosamente vero e reale, la prova che a volte dare ascolto ai visionari è tempo tutt’altro che sprecato. Lo dicevano anche di Luigi Brugnaro una decina d’anni fa quando prese in mano la Reyer promettendo a tutti di riportarla in serie A nel giro di qualche stagione partendo praticamente da zero o quasi.

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IL PROGETTO - «Sarà un progetto autosostenuto e innovativo, un po’ come la cupola del Brunelleschi» disse l’attuale sindaco di Venezia facendo della famosa opera d’arte la metafora ideale del suo “fai da te”. Partì così il progetto Reyer adottando la squadra femminile come ideale trampolino di lancio per farsi conoscere ai futuri utenti che Brugnaro pensò di fidelizzare sin dalla culla regalando alle neo mamme e ai loro bebè il “kit orogranata” con l’obiettivo di allargare la famiglia e creare un sistema che privilegiasse non solo l’aspetto meramente sportivo ma coinvolgesse anche la sfera sociale. Un progetto che ogni anno è cresciuto in maniera esponenziale con la creazione tra l’altro di quello che ora si può definire senza ombra di dubbio il miglior settore giovanile in Italia che porta ogni anno in bacheca titoli su titoli. Tutto ciò in attesa che la sua “nuova” Reyer maschile crescesse riassaporando nuovamente la serie A dopo un buco temporale che aveva tolto ad un territorio storicamente legato al basket il gusto del massimo palcoscenico che si materializzò nel 2011.
L’AMBIENTE - Una crescita veloce investendo dunque nelle idee ma anche negli uomini, sempre e comunque fedelissimi. Il primo ingrediente della ricetta vincente che col tempo ha portato la Reyer nel gotha del basket è stato affidarsi a uomini di fiducia, in primis Federico Casarin che nella prima stagione di serie A si toglie la soddisfazione di vincere il titolo come miglior direttore sportivo. Un legame, quello tra Brugnaro e Casarin, che si dimostra vincente con la Reyer che cresce anno dopo anno allargando i propri orizzonti tra certificazioni etiche, serietà a livello contrattuale e iniziative che cominciano a coinvolgere gli istituti scolastici dell’intera provincia dando vita a un maxi torneo unico in Italia per dimensioni e visibilità.
I GIOCATORI - “Remare tutti nella stessa direzione” è sempre stato uno dei cavalli di battaglia di Brugnaro e della Reyer in generale dove l’aspetto tecnico, nella scelta ogni anno dei giocatori, va a braccetto con quello caratteriale, nel senso che le operazione di mercato hanno sempre tenuto conto di precisi parametri, almeno in linea di massima, visto che alla fine l’unico giudice è sempre e comunque il campo. Un sistema che, nonostante qualche fisiologico flop, ha funzionato se è vero che nelle ultime tre stagioni gli orogranata hanno disputato due semifinali e una finale vincendo lo scudetto. Per buona pace di tutti.
I TECNICI - Una crescita passata anche attraverso i buoni tecnici che si sono succeduti in questi anni. Un mestiere non certo facile quello del coach in una società come la Reyer, caratterizzato a volte da rapporti problematici come è successo durante la gestione Recalcati, ma anche questo fa parte delle dinamiche societarie tenendo conto dell’alta infiammabilità di Brugnaro che vive lo sport in maniera pasionaria e quindi estremamente diretta con tutti gli annessi e connessi. E anche in queste stagione non sono mancate le puntuali e fisiologiche sfuriate. 
LA DETERMINAZIONE - A prescindere da come la si pensi, è chiaro che l’escalation della Reyer risponde anche e soprattutto alla determinazione nell’affrontare le cose, in quel “non mollare mai” che è diventato il manifesto della Reyer scudettata e che ha permesso al gruppo guidato dall’ottimo De Raffaele di acquisire quella solidità mentale risultata decisiva nella corsa scudetto. Salto di qualità che era ormai maturo e che gli orogranata hanno materializzato soprattutto nei finali delle partite, quando si è giocato punto a punto con la Reyer che è spesso riuscita a sfangarla anche nelle condizioni più difficili. Da qui il bellissimo cammino in Champions League coronato con la conquista della Final Four e infine il meraviglioso scudetto col titolo di Campione d’Italia ottenuto nella sfida con Trento.
Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 03:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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