Prigionieri da un mese nella nave
in rada: l'odissea di 22 marittimi

Venerdì 29 Aprile 2016
Prigionieri da un mese nella nave in rada: l'odissea di 22 marittimi
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VENEZIA - Sono prigionieri di una bonaccia che non viene dal mare ma dagli uomini. Ventun marittimi e il loro comandante vivono ormai da un mese dentro alla Dst Olso, una nave da quasi 39mila tonnellate, lunga 225 metri e ancorata in rada fuori della bocca di porto di Malamocco a Venezia. Non possono muoversi, non possono andare a terra e nemmeno levare le ancore per affrontare il mare. Sulla nave della compagnia Dst Shipping di Salonicco pende un sequestro chiesto da un fornitore di gasolio per 400mila euro, e pare anche un altro da 350mila euro.

Inoltre gli ufficiali della Capitaneria di porto di Venezia, avvertiti dall’Ift, il sindacato internazionale dei marittimi, sono saliti a bordo per controllare la regolarità degli stipendi e si sono accorti che ci sono pure alcuni problemi da risolvere in sala macchine. Risultato, la Capitaneria ha decretato lo stop del cargo che un mese fa era entrato a Porto Marghera e aveva ormeggiato alle banchine del terminal rinfuse Europort per scaricare le sue stive piene di soia.
Sequestri e stop dell’Autorità marittima tengono dunque in scacco quelle 22 persone, 20 filippini, il comandante siriano e il direttore di macchina greco.

Hanno viveri per un altro mese, bunker per una quindicina di giorni (il carburante che serve a far girare i motori) ma sono a corto di gasolio per i generatori «senza il quale la nave è morta - spiega Paolo Siligato, responsabile Ift - Pare che la compagnia si sia impegnata a far arrivare due tonnellate di gasolio, di modo che cucina, riscaldamento, impianti elettrici, sanitari e quant’altro continuino a funzionare.
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