Strage dei ragazzi all'Immacolata, il poliziotto sul luogo dell'incidente: «Mio figlio di 25 anni è morto nello stesso modo»

Lunedì 11 Dicembre 2023 di Marco Corazza
Strage dei ragazzi all'Immacolata, il poliziotto sul luogo dell'incidente: «Mio figlio di 25 anni è morto nello stesso modo»

PORTOGRUARO - «Ogni volta che accade un incidente mortale penso sempre a mio figlio».

Antonio Caivano, agente di polizia stradale in pensione, all’indomani dell’incidente mortale, in cui hanno perso la vita i tre ragazzi a Portogruaro nel giorno dell’Immacolata, è arrivato sul luogo della tragedia.

Suo figlio Simone era praticamente coetaneo di Giulia Di Tillio, del fidanzato Altin Hoti e del loro amico Egli Gjeci. «Ho lavorato una vita in Polizia - spiega Antonio - di fatto facendone una missione. Ero nella specialità della Polizia stradale dove ho sempre cercato di avvicinare i giovani, dialogando con loro piuttosto che sanzionarli, proprio per spiegare che guidare un’auto non è un gioco. Mio figlio aveva 25 anni quando è rimasto coinvolto in un incidente stradale, pure lui mentre stava tornando a casa. La nebbia e la velocità potrebbero aver contribuito allo schianto in cui rimasero coinvolte tre autovetture. Purtroppo Simone non è più rincasato. È deceduto in quel terribile schianto. Ogni volta che accadono questi incidenti la ferita continua a lacerarmi. Giulia, Altin e Egli erano praticamente coetanei di Simone, sono come fossero miei figli».

SUL POSTO

Antonio Caivano dopo poche ore dall’incidente dell’Immacolata, è arrivato in borgo Sant’Agnese a Portogruaro osservando la scena dello schianto. «Dai rilievi dei Carabinieri sulla strada - spiega ancora Antonio - appare evidente come l’auto non avesse rispettato i limiti di velocità. Ed è proprio questo il motivo principale di tanti incidenti. Nonostante io sia in pensione, continuo a lanciare i messaggi ai ragazzi che incontro. Li esorto a moderare  la velocità quando sono alla guida perché solo così si possono evitare gravi conseguenze quando ci si scontra con l’auto. Agli amici dei tre ragazzi ma anche a tutti gli altri ribadisco che non serve andare forte per sentirsi grandi. Non serve neanche avere un auto potente, ci si può spostare benissimo anche con una 500. Andando piano si evitano le multe e poi, soprattutto, di mezzo c’è la vita. È questa la cosa più importante che dobbiamo preservare. Ci sono tante cose belle di cui poter godere nella vita e queste non possono essere le automobili».

L’APPELLO

«Ho svolto anch’io diversi rilievi di incidenti stradali - aggounge Caivano - vi assicuro che si può morire anche a 100 chilometri orari e anche a basse velocità. Quando ero in servizio alla Polizia stradale ho dovuto anche io portare le notizie delle disgrazie ai genitori e alle famiglie. Mai avrei pensato che una disgrazia del genere avesse potuto toccare anche noi. Quando undici anni fa sono venuti a casa ad avvisarmi che Simone aveva avuto un incidente, avevo praticamente capito tutto. È una ferita che rimane aperta quella della perdita di un figlio, non si può di certo dimenticare. Per questo ogni volta che accade un incidente tragico il mio pensiero va ai ragazzi che restano e ai loro cari. Ancora una volta esorto tutti ad andare piano».

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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