Pellegrini in finale nella staffetta mista, Greg e Detti nei 1500

Sabato 29 Luglio 2017 di Piero Mei
Pellegrini in finale nella staffetta mista, Greg e Detti nei 1500

Il nuovo mondo di Federica Pellegrini, che è lungo soltanto 100 metri, la metà di “casa mia”, come Federica ha definito i 200 il giorno che ne ha annunciato il (forse temporaneo) saluto, è ripartito da una frazione di staffetta: la terza della mista stile libero, nella quale due uomini e due donne, uno dopo l’altro, le ragazze di solito per il finale, l’ha vista protagonista. La Pellegrini ha nuotato la sua parte di gara in 53.80, più veloci di lei nell’acqua delle ragazze le due americane, le due canadesi e un’olandese: si è tuffata dando il cambio al secondo dei due nuovi “pennelloni” del nuoto azzurro, il romano Ivano Vendrame, il cui tempo di reazione è stato al limite, 0,08, perché il ragazzo di Cinecittà ha sempre un po’ d’ansia di tardare. Vendrame ha chiuso in 48.58, seguendo il 48.51 da fermo del suo compagnone Alessandro Miressi. Vendrame nella finale del pomeriggio sarà sostituito da Luca Dotto, come sarà sostituita l’ultima frazionista, Erika Ferraioli, al cui posto entrerà Silvia Di Pietro, sfortunata nella batteria dei 50 stile, dove è stata 17esima.

“E’ una gara bella e divertente, questa staffetta, ed è bello nuotare davanti a tutte, senza subire le onde dei maschi; magari in finale, con Dotto e Silvia, possiamo anche migliorare” dice la Pellegrini; e aggiunge che questa gara le piace, mentre non è così per la mista di sessi e stili. “Peccato che abbiano scelto questa per le Olimpiadi e non quella su cui si può lavorare di più. Credo che la mista mista sia più da spettacolo, magari da Mondiali ed Europei ma snaturi un po’ lo spirito olimpico”. Sul programma dei Giochi la Pellegrini s’iscrive al partito dei “conservatori”.
I due ragazzi inseparabili, Miressi e Vendreame, hanno spirito diverso; dice Ivano: “Com’è andata? Lui bene, io meno: semplice”. Alessandro è contento del suo personale e dice di essersi sentito “bene appena entrato in acqua”. Esibisce sull’accredito una foto “bambina” di quattro anni fa, ora ne ha 18.

Sono contenti del “piccolo bagaglio di esperienza” che si sono fatti a Budapest. Sostiene Vendrame che il ricordo che più si porterà è quello del fenomeno americano Dressel, una specie di Phelps in arrivo. “E poi lo dovrò vedere per anni, giacché ne ha uno solo più di me”. Quello che più l’ha colpito è l’avvio: “Ha una partenza disumana e un’uscita dall’acqua un metro avanti a tutti”. Ne studierà i video? “C’è poco da studiare; bisogna solo insistere con il lavoro, l’impegno e fare meglio tutto quello che si può”. Con l’allenamento.
Anche Erika Ferraioli, la quarta frazionista della mattina, dice la sua: “Contenta di aver dato il mio contributo”. Ha aiutato l’Italia ad essere quinta dietro Olanda, Stati Uniti, Canada e Ungheria. La finale nel pomeriggio.

PALTRINIERI E DETTI
“Io farò del mio meglio” promette Paltrinieri, “gli 800 sono una gara venuta male, ma ho smesso di pensarci; gli altri sono andati forte, sono deluso di me ma poi neppure devo tanto screditare una medaglia mondiale. Detti ha gli occhi stanchi: “Siamo alla frutta, ma con un giorno e mezzo di riposo... di sicuro non parto forte”. Stefano Morini, allenatore di entrambi ed anche zio del secondo, ma senza parzialità da coach, dice, scherzando da livornese, che il nipote “non ha gli occhi di tigre, ma quelli della zuppa di pesce bollita due volte”, il cacciucco a Livorno non si dimentica mai. I due azzurri, oro Detti negli 800 e bronzo Paltrinieri, si sono qualificati per la finale dei 1500 che si disputerà domani, ore 18,38, i bolidi della Formula Uno già in garage a Budapest a quell’ora, e vai con i gemelli del gran nuoto italiano.

Erano nella stessa batteria stamattina: sono passati alla finale Gregorio con il secondo tempo (14:44.31) e Gabriele (14:56.10) con il terzo; il primo, della batteria e della graduatoria, è stato dell’ucraino Romanchuk (14:44.11) e il quarto del ceco Micka (14:55.47), tutti ragazzi che sono stati allenati, e i due azzurri e il ceco ancora lo sono, in quel di Ostia da Stefano Morini. Un pericolo può essere il giovane polacco Wojdak che ha vinto la sua batteria in 14:57.39 e che ha il quinto tempo totale.
In questa batteria si è registrato il ritiro più forte, quello del cinese Sun Yang che senza aspettare, per non presentarsi, la finale come fece a Kazan, qui, apparso spremuto come un limone a fine 800 metri, non è salito sul blocco neppure in qualificazione. Dove è invece salito il coreano Park che, però, ancora attardato da “carbonare” e “amatriciane” divorate durante il recente allenamento a Ostia, finiva solo con il nono posto e dunque fuori dalla lista dei migliori. Ha troppo apprezzato altre liste al ristorante?
PAROLE A FONDO
“Ho nuotato sul ritmo senza forzarlo, dovevo stare lì, entrare in finale, e tenermi le energie per domani. Romanchuk va forte e ci sarà battaglia; l’anno scorso s’è allenato con noi e nuota molto bene” sorride Greg, che non l’ha presa bene quella degli 800 ma sembra averla smaltita; “I 1500 sono una delle tante gare che faccio - sostiene Detti - con i 400 che amo di più, gli 800 che mi vengono meglio e ora i 1500” e non cita i 200 della staffetta. “Ci sono altri sei, oltre me e lui”, il quale lui è Paltrinieri.
“NO SBRUFFONE”
“Non voglio sembrare sbruffone ma vedo bene entrambi e mi pare la solita finale degli ultimi due o tre anni; ho sensazioni positive. Stamani ho detto loro: nuotate per andare in finale” dice coach Morini. L’hanno fatto: “Adesso una dieta di recupero, zuccheri e altri segreti, poi un pò di scioglimento; Gregorio andrà nella vasca di ghiaccio che gli piace tanto”. Non che così raffreddi i bollenti (e ribollenti) spiriti: “Gregorio è uno che sa trasformare tensioni ed aspettative in prestazioni”.
VIRATA CALLIGARIS
Scherza, Morini: “Oggi mi sono piaciute poco le virate, stile anni Sessanta, alla Calligaris... (che, presente, sorride ndr); Gregorio è un perfezionista ed alza sempre la propria asticella”. I due sempre amici? “Sempre, dormono nella stessa stanza, sono molto diversi nella vita privata, ma l’amicizia, la frequentazione, l’esaltarsi l’uno con l’altro non smettono mai. E, mai dire mai, penso che sarà sempre così”. C’è anche uno psicologo che li accompagna, almeno come colloquio.
TATTICA
“La tattica di Gregorio? Spezzare le reni agli avversari: lui si allena e si è allenato per questo; è un cavallo di razza; Gabriele deve partire con calma e giocarsi il finale: gli occhi di tigre torneranno”.
VERSO IL DOMANI
“Gregorio è un vulcano, gli piace cambiare, esplorare e non solo il nuoto. L’anno prossimo è un anno di mezzo e faremo qualcosa di diverso” spiega Morini. Così per Paltrinieri è previsto un doppio soggiorno australiano, ottobre-novembre e gennaio-marzo. Per “divagarsi”, non “per i 1500”. Al ritorno lo aspettano la stagione degli Europei a Glasgow e il fondo: “L’approccio con il mare c’è già stato; alle Universiadi a Taipeh farà una seconda prova. Deve abituarsi a nuotare con l’uomo addosso, con chi gli tocca i piedi, con chi cerca di affogarlo; dal punto di vista del nuoto sarà un successo al 99,9 per cento, ma ci sono variabili: l’acqua fredda, l’uomo addosso, cose che preoccupano più me che non lui. E un’altra variabile è la squadra di fondo che è la prima al mondo, non è che arriva Paltrinieri e tutti si scansano; il suo posto dovrà guadagnarselo; e poi magari Tokyo può proporre altre sfide per il 2020, come una doppietta 800-1500”. Non si annoieranno, dice Morini, come mai si sono annoiati.
Detti andrà a “tutte” le gare di Coppa del mondo “così avrà la possibilità di farsi i famosi 200, i famosi 400, i 1500, tutto. L’anno di mezzo non prevede ritiri in montagna, ma semmai il cole delle Canarie. E per i festeggiamenti a Budapest, rinvio a domani.
 

Ultimo aggiornamento: 14:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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