Buco del Palazzo del Cinema, contestato danno erariale per 13 milioni

Venerdì 7 Febbraio 2020 di Gianluca Amadori
Buco del Palacinema al Lido, contestato un danno erariale di tredici milioni di euro
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Un danno erariale da 12 milioni e 600 mila euro, contestato a 13 tra amministratori e tecnici che, nel corso degli anni, si occuparono della procedura. La procura regionale della Corte dei conti del Veneto si appresta a chiudere l’inchiesta sul progetto mai realizzato per il nuovo palazzo del Cinema, e sul “buco” rimasto per anni dopo la scoperta di una mega discarica di amianto nel sottosuolo. Nei giorni scorsi il viceprocuratore generale Giancarlo Di Maio ha notificato un invito a produrre controdeduzioni a tutti i soggetti coinvolti negli accertamenti (uno nel frattempo è deceduto), chiedendo loro di fornire spiegazioni entro novanta giorni. Sulla base delle difese che saranno prodotte, la pubblica accusa deciderà poi se vi sono gli estremi per citare tutti a giudizio, chiedendo a ciascuno di risarcire di tasca propria il maxi danno provocato alle casse di Stato, Regione e Comune di Venezia, sulla base al livello di responsabilità accertato. I nominativi degli incolpati non sono stati resi noti, in quanto l’azione della procura potrebbe non esser esercitata nei confronti di tutti. Si potranno sapere al momento della citazione a giudizio.
L’inchiesta è stata avviata sulla base di una segnalazione presentata nel 2011 dal Codacons, dopo che i lavori per il nuovo Palazzo del cinema si erano bloccati, e nel piazzale che si affaccia sul lungomare rimase un enorme buco, coperto soltanto nel 2016 su iniziativa del sindaco Luigi Brugnaro.
La Guardia di Finanza ha acquisito la documentazione fin dalle prima fase, avviata nel lontano 2003, con un bando internazionale e meglio delineata nel 2007 con la nomina di un commissario straordinario e due sub commissari (poi diventati tre) delegati ad occuparsi della gestione degli interventi e con il bando dei lavori, per un importo di 94.5 milioni di euro. Ad aggiudicarsi l’appalto fu Sacaim (con un ribasso di poco inferiore al 20 per cento) che nel 2008 presentò il progetto esecutivo con alcune varianti. L’anno successivo presero il via gli scavi, fu rinvenuta una grande quantità di eternit sepolta nel sottosuolo e iniziò la fase di accertamenti tecnici. Nel 2012 il commissario contestò la carente attività di verifica delle terre da scavo da parte dell’impresa e il contratto fu risolto, dando il via ad un contenzioso giudiziario conclusosi con un accordo transattivo.
Il notevole danno economico fu provocato principalmente, secondo la procura, dai carenti accertamenti sulla natura del sottosuolo che, secondo una perizia, sarebbero stati necessari anche alla luce della storia dell’adiacente palazzo del Casinò, realizzato negli anni Trenta su un terreno rialzato di tre metri grazie all’utilizzo di materiale proveniente da demolizioni. La responsabilità viene contestata ad una progettazione esecutiva viziata e lacunosa, e dunque all’ufficio del commissario straordinario, retto da Vincenzo Spaziante. Altro denaro è stato sprecato quando, dopo il rinvenimento dell’amianto, si è deciso di proseguire nella realizzazione del progetto, ma questa scelta è stata considerata non irragionevole, a fronte di una situazione particolarmente complessa e non di facile soluzione. Nella quantificazione del danno non sono stati poi considerati i costi dello smaltimento dell’amianto, che sarebbero stati in ogni caso necessari. Ora la parola passa alla difesa.
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Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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