PADOVA - La giovane "combattente" Meriem Rehaily è stata condannata a 4 anni per essere entrata nelle fila dello Stato islamico. Per il giudice monocratico di Venezia, Claudia Ardita, la ragazza di origini marocchine di Arzegrande, scappata di casa nel luglio 2015, quando aveva 19 anni, è colpevole di arruolamento con finalità di terrorismo.
Una sentenza pronunciata davanti a un banco degli imputati vuoto. Da quel luglio di due anni fa, Meriem non è più tornata a casa. E l'ultimo contatto con i familiari risale ormai al novembre dell'anno scorso, quando la ragazza si diceva pentita della sua scelta, terrorizzata dalla guerra, ma nell'impossibilità di lasciare Raqqua.
Nelle precedenti udienze il pubblico ministero Francesca Crupi aveva chiesto la condanna della giovane donna a 5 anni. Per la rappresentante dell'antiterrorismo c'erano le prove dell'ingresso di Meriem nell'Isis. Al contrario il suo difensore, l'avvocato Andrea Niero, aveva chiesto l'assoluzione, sostenendo che non c'erano prove dell'arruolamento.
I particolari sul Gazzettino in edicola il 13 dicembre
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