Il viaggio ai confini del sogno: un Dalì "particolare" a Chioggia

Domenica 27 Marzo 2022 di Diego Degan
Un'opera di Dalì in mostra a Chioggia

CHIOGGIA - «È nella calligrafia artistica che possiamo sondare e comprendere la personalità di questo protagonista dell'arte del primo Novecento». La linea conduttrice della mostra Salvador Dalì tra psicoanalisi e surrealismo, inaugurata ieri, sabato 26 marzo, al Museo civico della Laguna Sud, è stata spiegata con queste parole dal curatore, Matteo Vanzan, che ha voluto, così, raccontare al pubblico la riflessione che lo ha guidato nel proporre al Comune di Chioggia questa esposizione, che si propone di replicare e ampliare il successo di quelle dedicate a Andy Warhol e a Banksy, già ospitate in questa location, offrendo, ha spiegato il sindaco, ai turisti estivi un'opportunità culturale che vuole qualificare Chioggia perseguendo il programma preparato per la candidatura a capitale della cultura 2024, dove la città è risultata tra le dieci finaliste.
Le oltre 50 opere esposte dell'artista catalano resteranno, infatti, visitabili fino al 31 luglio.

La riflessione di Vanzan parte dal lavoro dello storico dell'arte Giovanni Morelli che, ancora nell'800, aveva stabilito quale criterio per l'attribuzionismo culturale, l'esame della calligrafia, del modo in cui i particolari pittorici («l'orecchio del Mantegna, piuttosto che il naso del Bellini») venivano realizzati dai rispettivi autori. Nel caso di Dalì, ad esempio, a caratterizzare le opere dell'artista, ci sono i vortici, forme di sottofondo, declinate in diverse espressioni ma riconoscibili nelle raffigurazioni. Ma altri elementi derivano dall'influenza che, su di lui, aveva avuto la scienza della psicoanalisi e la mostra («che va vista, ma anche letta») è accompagnata da un trattato sull'Interpretazione dei sogni di Frued e sulla sua relazione con il surrrealismo di Dalì. E così si trovano opere come Il cosmonauta (1969-70) dove i vortici che rappresentano la potenza dei motori che hanno portato l'uomo sulla Luna. Oppure L'apparizione (1968) in cui compaiono Dante e Virgilio: uno dei 100 acquerelli (33 per ogni canto, più uno per l'introduzione della Divina Commedia) che Dalì realizzò e di cui si sono perse, quasi del tutto, le tracce. La mostra ne espone uno concesso da un collezionista privato. Altro esempio significativo dell'arte di Dalì, l'unica scultura presente in mostra, La donna giraffa, di cui Vanzan propone la lettura insieme all'ingrandimento del quadro Sogno causato dal volo di un'ape, in cui due tigri sembrano gettarsi sul corpo nudo di una donna addormentata. Al centro dell'attenzione dell'artista c'è la sensazione di incertezza e confusione che, talvolta, si prova al risveglio da un sogno, l'idea di non sapere bene dove e in che situazione ci si trovi e che si cerca di superare guardandosi attorno con attenzione: una sensazione che viene trasformata nell'allungamento del collo («come una giraffa») della donna che si guarda intorno cerando di emergere dalle nebbie del dormiveglia.

CORTO

C'è anche il cortometraggio realizzato per la Disney, riprodotto, all'interno della mostra, sullo schermo di un computer. Non poteva mancare il richiamo all'attualità anche se, forse, non previsto, al momento della programmazione della mostra. Il Cristo di San Juan de la Cruz (1951), una visione dall'alto della crocifissione, in cui mancano gli spettatori, mancano gli uomini che l'hanno attuata e consentita, quasi a segnare un distacco tra la divinità e l'umanità, ma un tema che ritorna, nel 1964, con un'incisione in cui il Cristo viene visto di fronte, con le ferite in evidenza, un'immagine che rimanda anche ai giorni nostri.
 

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