Minacce e offese a un 28enne incensurato per ottenere il nome di uno spacciatore, vigile a processo

Domenica 21 Gennaio 2024 di Gianluca Amadori
CASO IN TELEVISIONE Un frame della trasmissione “Le Iene” che si occupò della vicenda di Mira

VENEZIA - Approda finalmente in Tribunale il caso del presunto “vigile sceriffo” di Mira che, nel 2019, dopo un servizio del programma televisivo Le Iene, finì con un esposto in procura, provocando indignazione e polemiche, interrogazioni e accertamenti da parte della prima commissione consiliare.
Martedì prossimo D.C, 43 anni, di Fossò, è chiamato a comparire di fronte alla giudice penale di Venezia, Francesca Zancan, per rispondere del reato di violenza privata ai danni di un giovane di Mestre, oggi ventottenne, parente dell’avvocato Marco D’Angelo, il quale all’epoca si dimise per protesta dalla Commissione comunale Pari opportunità, di cui era presidente.
Dall’episodio finito sotto accusa sono passati più di cinque anni e la prescrizione non è lontana. Ma il tempo per celebrare il processo di primo grado, considerata la gravità del caso, dovrebbe essere sufficiente. 
 

«ESCI GAMBIZZATO»
L’agente della polizia locale di Mira è imputato di aver ripetutamente minacciato il ragazzo, mentre veniva ascoltato a sommarie informazioni testimoniali nella sede dei vigili. 
Il pm Christian Del Turco gli contesta «modalità aggressive, offensive e irrispettose», utilizzate per ottenere informazioni in relazione al presunto uso di stupefacenti da parte del giovane, ma soprattutto per ottenere conferma del nome del suo spacciatore. In particolare il vigile viene accusato di aver detto al ragazzo che «se non avesse raccontato le cose come stanno, sarebbe uscito dall’ufficio di polizia “gambizzato” e avrebbe perso il posto di lavoro e la patente, attribuendo tale ultima conseguenza ad una potestà sua propria».
Il giovane, parte offesa con l’avvocato Francesco Neri Nardi, ha depositato assieme alla querela una registrazione da lui fatta di nascosto, durante l’interrogatorio nella sede della polizia locale di Mira, grazie alla quale si possono ascoltare minacce e offese; audio di cui esiste anche una trascrizione. Il ventottenne non era indagato, né sospettato di spacciare, e non aveva neppure precedenti per altre vicende di natura penale. Ciò nonostante gli fu detto: «Tu non hai nessun diritto». E ancora: «Se urli ti faccio diventare piccolo così».
Quando scoppiò il caso, dopo un servizio de “Le Iene”, emerse che in precedenza un ex vigile di Mira aveva indirizzato due lettere ai capigruppo del Consiglio comunale per lamentare comportamenti offensivi e provocatori tenuti da alcuni suoi colleghi con le persone fermate. Accuse respinte all’epoca dal comandante Mauro Rizzi, il quale ribadì che la polizia locale svolgeva le sue mansioni nel pieno rispetto della legge. Nel maggio del 2019, la prima commissione consiliare chiuse i lavori non rilevando alcuna criticità, a parte quella segnalata dall’avvocato D’Angelo, nel cui merito però non entrò in quanto al vaglio della procura.
 

LA DIFESA
Nel corso delle indagini l’agente accusato di violenza privata, assistito dall’avvocato Marco Zampini, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione agli inquirenti, con l’obiettivo di dimostrare a dibattimento l’insussistenza delle contestazioni. 
Il ventottenne che lo ha denunciato è intenzionato a costituirsi parte civile contro di lui per ottenere il risarcimento dei danni sofferti.
 

Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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