Ha portato i matti fuori dai manicomi e gli studenti fuori dagli atenei: chi è Giuliano Scabia, il poeta d'oro e il suo teatro vagante

Martedì 27 Dicembre 2022 di Raffaella Ianuale
Giuliano Scabia
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PADOVA - Ha portato i matti fuori dai manicomi, gli studenti fuori dalle università e il teatro fuori dai palcoscenici. Ha forzato le barriere, ha aperto le scatole chiuse, ma soprattutto ha avuto la capacità di contagiare con la sua vitalità tutti coloro che sono entrati in relazione con lui. Perché Giuliano Scabia era un artista innamorato della vita e lo trasmetteva in ogni verso e racconto.

Un seduttore all'apparenza mite, affabile e gioioso che sapeva trasportare chi lo ascoltava e lo leggeva in mondi che tutti vorremmo possibili. La sua è la storia di un uomo che ha attraversato la poesia, il teatro, la narrazione, la pedagogia, la coscienza civile e politica della fine del Novecento e dei primi anni del Duemila. Ha fatto davvero tanto sempre da innovatore e sperimentatore. Ad un anno e mezzo dalla sua morte, avvenuta il 21 maggio del 2021 a 85 anni, la biografia e le opere vengono ripercorse nel Poeta d'oro, il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia, il libro di Massimo Marino, una sorta di omaggio al maestro, edito dalla Casa di Usher. L'autore nell'abitazione-archivio dell'artista, in via delle Conce a Firenze, si è addentrato nella stanza con più di quattrocento faldoni che documentano il suo lavoro e nel soppalco con i Quaderni di drammaturgia che raccontano trentatré anni di insegnamento all'università fuori dagli schemi accademici.

 

COMINCIA L'AVVENTURA
Sono gli anni Novanta quando Giuliano Scabia inizia a pubblicare romanzi raccolti in due cicli. Quello dell'Eterno andare è un'autobiografia fantastica della sua famiglia, in cui il protagonista Lorenzo rievoca la figura del padre Guido violoncellista. E la musica assieme al ritmo, assorbiti dagli amici musicisti, molti dei quali ebrei, che frequentavano la casa dei genitori a Padova, caratterizzano tutta la poesia di Scabia. Anche Padova, dove ha studiato all'istituto cattolico Barbarigo e poi alla facoltà di Filosofia, deborda nel secondo ciclo di romanzi, quello dialettale del Nane Oca, pubblicato da Einaudi a partire dal 1992. Qui c'è la sua infanzia: sfollato dalla città a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale fu costretto a rifugiarsi in campagna tra giochi all'aria aperta, amici contadini, oche in giardino e quel parlare avvolgente. Già nel primo romanzo ci si perde nel pianeta della fantasia con Nane alla ricerca del momòn. Catapultati nel Pavano Antico, tra foreste sorelle, personaggi magici, bestie che parlano e fate che si esprimono in lingua roversa ci si confronta con il protagonista, un ragazzino andato in oca, cioè rincitrullito, per amore.

GLI ESORDI
I romanzi hanno fortuna e a scriverli è un Giuliano Scabia maturo che ha già attraversato un'infinità di esperienze tra Milano, dove seguì la prima moglie che qui vinse una borsa di studio, Venezia dove la seconda moglie era cardiologa all'ospedale civile, Firenze, Bologna, Trieste. Nella città lagunare si avvicinò al compositore Luigi Nono conosciuto al debutto al teatro La Fenice di Intolleranza 1960. Per il compositore veneziano Scabia scrive Diario italiano e i testi per La fabbrica illuminata. Ma già dagli anni universitari è amico di Andrea Zanzotto, partecipa alle serate letterarie con Italo Calvino, Mario Rigoni Stern, Giovanni Comisso e frequenta il teatro universitario diretto da Gianfranco De Bosio. Studia inoltre Ruzante, si avvicina a Brecht, attraverso la scuola da lui fondata a Berlino, e fa parte della neoavanguardia del Gruppo 63.

SI ALZA IL SIPARIO
Inizia così la sua produzione teatrale: inventa il Teatro vagante e scardina ogni canone portando la scena nelle città, nelle fabbriche, nei boschi e nelle scuole. Sono gli anni di All'improvviso e Zip entrambi pubblicati sempre da Einaudi, ma appaiono anche i Giganti, cinque grandissimi pupazzi che emergono dal mare e Marco Cavallo, un gigantesco quadrupede azzurro simbolo della liberazione dalla reclusione psichiatrica. In questo periodo mette in piedi il Laboratorio P. nel manicomio di Trieste e crea animazioni come Il drago Montelupo in un ospedale psichiatrico giudiziario. Scabia è in questo modo al fianco di Franco Basaglia quando i manicomi furono definitivamente chiusi.


Per gli studenti universitari - insegnava al Dams - inventa il Gorilla Quadrumano e la storia del Brigante Musolino sempre con pupazzi enormi, cantastorie, musiche e burattini e ancora una volta calpesta palcoscenici inusuali come i monti e i quartieri industriali tipo Marghera per la Biennale del 1975, fino ad arrivare al Festival mondiale del teatro di Nancy in Francia. Avvicina i suoi studenti ad intellettuali quali Gianni Rodari, Tullio De Mauro, Gianni Celati e sempre con loro lo scrittore diventa attore e veste i panni del Diavolo che trascina legato a sé con una corda un Angelo mentre vaga interrogando gli spettatori sul bene e il male. Del resto la recitazione era una delle molte sfaccettature della sua creatività: lo si poteva vedere abbarbicato su una roccia, arrampicato su un albero, ma negli anni successivi anche con buffe oche al suo fianco quando leggeva i racconti tratti dai suoi romanzi. Fino a farsi Il poeta albero in una raccolta di poesie e disegni in cui natura, paesaggio, fiumi, mari, bosco e bestie si fanno anima. Lo scandire lento dei versi precisi e musicali, come le note del violoncello di suo padre, si possono riascoltare recitati dalla voce dello stesso Giuliano Scabia inquadrando con lo smartphone il codice Qr che chiude il libro di Massimo Marino. Ed è proprio la poesia, attraverso composizioni folgoranti, che accompagna Scabia fino alla fine.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 13:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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