Arteven, il timone del dopo Donin a Giancarlo Marinelli: «Tre sfide per crescere»

Mercoledì 1 Novembre 2023
Arteven, il timone del dopo Donin a Giancarlo Marinelli: «Tre sfide per crescere»

Giancarlo Marinelli prende il timone operativo di Arteven. Sarà lui il nuovo direttore generale, subentrando a Pierluca Donin, scomparso durante l'estate. L'annuncio è stato dato ieri al teatro Toniolo alla presenza del presidente di Arteven, Massimo Zuin, dell'assessore comunale alla Coesione sociale, Simone Venturini, e, per la Regione Veneto, dell'assessore all'Istruzione, Elena Donazzan e della presidente della Commissione Cultura, Francesca Scarpa.

Drammaturgo, regista e organizzatore teatrale di spicco a livello nazionale, nell'ultimo quinquennio Marinelli è stato direttore artistico del Comunale e del Ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza e da luglio 2020 consulente artistico di Arteven.


Da direttore artistico a direttore generale, cosa cambia per lei?
«Sono nato artisticamente come regista in Arteven, i miei primi lavori sono stati ospitati dal circuito, un mondo che mi ha tenuto a battesimo come uomo di teatro. Ora ho delle responsabilità totali, se prima seguivo solo la direzione artistica ora diventa un impegno totalizzante, in sostituzione di colui che è stato il vero "faro" di Arteven, il grande Pierluca Donin».


Una grande eredità da colmare.
«Lui ci lascia un regno: il circuito più importante non solo del Veneto ma uno dei più importanti d'Italia. Quando sono stato nominato direttore artistico, cinque anni fa, mi sono auto proclamato la sentinella di quel regno, intendendo che il compito di un custode non è semplicemente conservare: quando si ha per le mani un tesoro, questo necessita di frutti, di moltiplicazione, di ulteriore sviluppo e ricchezza. Col mio lavoro proverò a colmare il vuoto che ha lasciato Donin».


Che novità porterà in Arteven?
«La prima, già cominciata con Pierluca, è provare a portare il teatro fuori dal teatro. In questi due anni abbiamo cominciato questo progetto, patrocinato dall'Unesco e con la collaborazione dell'Olimpico di Vicenza, che ho appena finito di dirigere artisticamente. Lo definirei il primo "rave theatre party": occupiamo i luoghi più magici del Veneto, città e borghi, con la lettura di testi teatrali classici e moderni ma anche di grandi romanzi da parte di nomi di spicco del teatro: siamo partiti con la lettura di Milk Wood di Dylan Thomas che è andato a Cortina, a Vicenza, a Vittorio Veneto e ha avuto un grande successo. Quest'anno abbiamo proposto Di là dal fiume tra gli alberi di Ernest Hemingway che è partito addirittura dal Taormina arte per approdare a Caorle, Pieve di Soligo e Vicenza e ha avuto una grande risposta. Portare il teatro nel paesaggio e poi il paesaggio nel teatro, seminando durante l'estate per un pubblico anche giovane, che poi ci seguirà durante la stagione invernale, è uno degli aspetti su cui puntiamo»


Il rapporto con le compagnie locali?
«Vorrei interloquire sempre di più con loro per favorire un sano "corto circuito": mi piacerebbe molto da una parte proporre classici del repertorio interpretati da attori e compagnie giovani, dall'altra proporre nuove drammaturgie ad attori affermati e famosi».


E con la Biennale?
«Rafforzeremo la collaborazione. Con Pietrangelo Buttafuoco, nuovo presidente, siamo amici fraterni. Bisogna guardare al teatro anche come a un'industria, cercando di farla fruttare e di capire cosa vuole il pubblico, che non significa essere compiacenti ma trovare un linguaggio comune».


Qual è lo stato di salute del teatro veneto?
«Sono stato direttore artistico di Arteven per cinque anni e devo dire che il teatro è vivissimo, anche dopo la parentesi della pandemia: il che è strano perché altri settori di intrattenimento e cultura più "accessibili", anche economicamente, come la televisione e le piattaforme streaming, sono in rosso».


Forse il teatro è ancora vivo perché propone un'esperienza collettiva che né tv né streaming possono rimpiazzare.
«Come circuito Arteven abbiamo avuto una ripresa veramente incredibile e commovente dopo la pandemia, abbiamo compensato, anzi triplicato, in biglietti ciò che avevamo perso in abbonamenti a causa delle chiusure e la scorsa stagione è stata la migliore post Covid. Non ho intenzione di rassegnarmi al fatto che non si parli abbastanza di come il teatro è ancora un linguaggio vivo e produttivo».

Ultimo aggiornamento: 16:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci