Nella Venezia del Dopoguerra, noi ragazzini di allora, finiti i compiti per casa, nel tardo pomeriggio con il sole calante dietro la Basilica della Salute, sciamavamo in Piazza San Marco. Mio fratello Piero, nato il 31 agosto 1927, aveva un caro amico di nome Ugo Prat, suo compagno di scuola sino dalle elementari, anche lui nato nel 1927, il 15 giugno.
Noi ci guardammo stupiti, ma, ingenui, un po' gli credemmo perché lui in gioventù aveva trascorso qualche anno in Etiopia, dove il padre era andato all'epoca dell'Impero.
I GUANTONI
Un mio caro amico di quel tempo era Fernando Bertuzzi che sarà poi il grande fotografo di "Sognare Venezia". Fernando aveva la passione per quella che i francesi chiamano la Noble Art, il pugilato, ed era l'unico tra noi a possedere dei guantoni che io e lui incrociavamo per disputare dei furiosi incontri. Una sera incontrai Ugo, mio fratello e altri amici al listòn in Piazza San Marco. Io ero con Fernando che si mise a raccontare dei nostri incontri di boxe. Ugo aveva gli occhi verde-azzurro della laguna e lo sguardo intenso, possedeva un fisico ben piantato con spalle robuste.
Punto nel vivo, io lanciai subito il guanto di sfida che nella fattispecie era un guantone! Fernando, che aveva più volte accusato il mio diretto destro, non disse nulla, si limitò a sorridermi, ma già mi tifava! Prendemmo accordi: l'incontro sarebbe avvenuto in una anticamera di casa nostra, genitori assenti. Io e Ugo eravamo in canottiera. Non era previsto l'arbitro, i presenti erano mio fratello, Fernando e altri due amici. Qualcuno diede il gong d'inizio battendo le nocche su una padella da cucina. Incominciò l'incontro e mi trovai subito in difficoltà perché Ugo mi attaccava di brutto e io non riuscivo a contenere i suoi assalti. Allora indietreggiai sino a piazzare la pianta di un piede sul muro alle mie spalle per spingermi poi in avanti con forza entrando con un formidabile diretto destro nella guardia dell'avversario, colpendolo in piena faccia: Ugo traballò e il suo naso incominciò a sanguinare abbondantemente. L'incontro si concluse con i pochi presenti tutti affaccendati a tamponare il naso di Ugo, con fazzoletti e asciugamani. Fui dichiarato vincitore per ko e con Fernando che, strizzandomi l'occhio, tratteneva a fatica il proprio compiacimento per il mio successo.
IL PERSONAGGIO
Io non potevo allora sapere che avevo messo al tappeto colui che sarebbe divenuto il celebre inventore del marinaio Corto Maltese e di altri memorabili personaggi del fumetto. Ugo girerà il mondo e passerà alla storia con il nome "americanizzato" di Hugo Pratt.
Morirà, per caso, a Losanna nell'agosto del 1995. Lo rividi per l'ultima volta a Treviso a fine anni '60, penso in occasione di una giornata degli Amici del Fumetto. Era seduto al Caffè di piazza Borsa, discuteva attorniato da ammiratori e fotografi, impossibile avvicinarlo. Mi sarebbe piaciuto parlargli e ricordare insieme i tempi della nostra giovinezza in quella Venezia che adesso non era più. Però penso sia stato meglio così: io mi sarei trovato a disagio nel rivolgermi, dopo tanto tempo, a quel monumento dell'arte vignettistica che lui era diventato.
L'INCONTRO
Con mio fratello si rividero al Lido dopo molti anni e Ugo volle lasciare al vecchio amico e compagno di scuola un disegno raffigurante Corto Maltese. Nel firmarlo Ugo chiese a Piero: «Ti vol che me firma da venesian o da american?». Si firmò Hugo Pratt. Era il 1973.