VENEZIA - Il Cinevillaggio veneziano, che prende il via alla fine del 1943 e rimane in vita fino all’aprile del 1945, è il periodo più buio del cinema italiano.
Agli ordini dei fascisti di Salò e controllati dai nazisti, una quarantina di seconde e terze scelte di Cinecittà (con l’eccezione di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti che rimasero ben poco) si trasferirono a Venezia per dar vita a una finzione di tragica normalità. La storia degli stabilimenti lagunari della Cines e della Scalera Film è raccontata nel documentario “Sperduti nel buio” di Lorenzo Pezzano (in anteprima domani sera al Giorgione di Venezia) che la intreccia con un’altra storia: quella delle pellicole di film italiani trafugate dai tedeschi dal Centro Sperimentale e finite chissà dove.
Ultimo aggiornamento: 14:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA Agli ordini dei fascisti di Salò e controllati dai nazisti, una quarantina di seconde e terze scelte di Cinecittà (con l’eccezione di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti che rimasero ben poco) si trasferirono a Venezia per dar vita a una finzione di tragica normalità. La storia degli stabilimenti lagunari della Cines e della Scalera Film è raccontata nel documentario “Sperduti nel buio” di Lorenzo Pezzano (in anteprima domani sera al Giorgione di Venezia) che la intreccia con un’altra storia: quella delle pellicole di film italiani trafugate dai tedeschi dal Centro Sperimentale e finite chissà dove.