Daniele, una vita dedicata al mare: «Pescatore da 35 anni, ma se tornassi indietro non lo rifarei»

Domenica 26 Dicembre 2021 di Diego Degan
Pescherecci, foto di archivio

CHIOGGIA - «Ho 52 anni e faccio il pescatore da quando ne avevo 17. Oggi, se trovassi un altro lavoro, cambierei subito e, a mio figlio, la barca gliel’ho fatta vedere solo da lontano». C’è tutta la parabola di una generazione, di un mestiere, di una classe sociale, nelle parole di Daniele Sassetto, pescatore “pentito” di Chioggia.

Non ci sono, nella città più “marinara” del Veneto, casi clamorosi di crisi nel settore, anche perché il tessuto economico di questa filiera è composto di piccole imprese, soprattutto tra chi va in mare e rappresenta il primo anello di una lunga catena che finisce sulle tavole degli italiani. Ed è proprio a Natale che, tradizionalmente, si vende più pesce e a prezzi più alti. Non quest’anno, però. «Io pesco pesce azzurro – dice Daniele – ma i colleghi dello strascico non vedono questo incremento delle vendite e dei prezzi. Altri anni si aumentava il guadagno del 200%. Quest’anno, ad esempio, le sogliole, il pesce più “facile” da mangiare, non vengono, praticamente, vendute. Si cerca, addirittura, di non pescarle». Colpa del Covid e delle limitazioni che ne conseguono, anche per l’attività di ristorazione. E poi ci sono tutti i problemi legati alla chiusure del Mose che obbligano molte barche a perdere giornate di pesca o ad affrontare il maltempo. Problemi momentanei? Tutti sperano di sì, ma la crisi ha fatto diminuire barche e addetti. Un numero per tutti: in dieci anni i pescherecci attivi a Chioggia sono passati da 242 a 220.

«Oggi – dice Daniele – a mancare sono i giovani: questo è un mestiere duro, in cui si guadagna poco. Ci sono equipaggi che non raggiungono il minimo monetario garantito. Ma una volta non era così. Quando ero giovane io, i pescatori ridevano di quelli che andavano a lavorare all’Actv. Il “posto fisso” rendeva, in un mese, quello che, in mare, di prendeva in una settimana. Oggi, probabilmente, è il contrario. Chi, come me, ha diverse specializzazioni, se la cava meglio. Io ho tutte le abilitazioni (comandante, capo macchina, ecc.), so perfino aggiustare le reti, perché ho imparato, da ragazzo, dai “vecchi” del mestiere. Oggi non lo fa più nessuno. Potrei lavorare su qualunque barca a Chioggia e con i miei armatori mi trovo bene, ma molti altri fanno fatica a tirare il mese. Se ci fosse un’altra rottamazione, ci sarebbe la corsa a prendere l’indennizzo e molti tengono duro solo nell’attesa».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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