Non c'è pace per il premio Campiello, si dividono anche i giurati

Sabato 26 Novembre 2016 di Sergio Frigo
Non c'è pace per il premio Campiello, si dividono anche i giurati
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Ormai al Campiello non si salva più niente: dopo la polemica interna al mondo industriale, col presidente regionale di Assindustria Roberto Zuccato contro il presidente del Comitato di gestione Valentino Vascellari, dopo le dimissioni di Zuccato dalla Fondazione del Premio e le dimissioni dei tre componenti del Comitato, ora i dissidi investono anche la giuria tecnica, finora estranea alla querelle. Non che i letterati si stiano schierando per l'uno o l'altro dei contendenti: ciò che è avvenuto ieri è che un appello promosso dal giurato veneziano Riccardo Calimani per tutelare il Premio dallo scontro in atto non è riuscito a raccogliere le adesioni della maggioranza dei letterati, ed è finito su un binario morto. Poco male, se nel frattempo non fosse emerso un precedente che testimonia che anche fra i giurati l'atmosfera non è proprio idilliaca.
La ricostruzione di Calimani è semplice: «Sull'appello dai toni molto soft e non schierato per nessuno dei contendenti, ma solo in favore del premio, avevo registrato preliminarmente un atteggiamento favorevole di tutti i colleghi, esclusi Stefano Zecchi e Roberto Vecchioni. Quando però si è trattato di firmarlo, via via si sono sfilati più della metà, e a quel punto ho preferito soprassedere».
La spiegazione di uno dei colleghi non firmatari, il padovano Emanuele Zinato, è altrettanto lineare: «La dichiarazione in effetti era moderata ed equilibrata, ma noi siamo dei consulenti letterari del premio, del tutto estranei alle logiche che stanno dietro a questo scontro. Firmare, dunque, avrebbe voluto dire inserirsi comunque in una polemica che non ci riguarda, e magari essere strattonati da una parte o dall'altra».
Non è certo sufficiente per parlare di una spaccatura fra i giurati, se non fosse per il precedente a cui si accennava sopra: la questione prende le mosse dalle note polemiche di Stefano Zecchi contro il resto della giuria, sui libri letti o meno e su possibili favoritismi, pronunciate durante la selezione a Padova e poi ribadite in un'intervista a Panorama. «Se il professor Zecchi avesse frequentato più assiduamente le riunioni preparatorie, invece di disertarle così spesso - era stata la replica - si sarebbe accorto che leggiamo davvero i libri di cui parliamo. Avrebbe scoperto che ci confrontiamo nel merito durante i nostri incontri, che mettiamo in comune idee e passioni e che spesso riusciamo perfino a divertirci. Con una formula: la responsabilità della critica in tempi di ipertrofia libraria. Ci dispiace deludere le aspettative romanzesche di chi si immagina intrallazzi, complotti, pressioni delle case editrici o dei soliti poteri forti, ma è davvero tutto qui. E chi lavora seriamente nella giuria del Campiello, non importa da quanti anni, lo fa così: con impegno, passione, curiosità, disponibilità di tempo e una bella dose di generosità intellettuale». Quell'appello era stato firmato da Federico Bertoni, Chiara Fenoglio, Luigi Matt, Ermanno Paccagnini, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ed Emanuele Zinato. A parte Zecchi, naturalmente, era mancata l'adesione di Calimani, Daverio, Paccagnini e Vecchioni. Nulla di drammatico, certo, ma è probabile che i responsabili del Premio, quando saranno individuati, dovranno intervenire anche su questo fronte.
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Ultimo aggiornamento: 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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