Anonimo Veneziano "rivive" nella Locanda Montin. ​La storia nel libro di Crovato

Qui sono state girate alcune delle scene cult del film con Florinka Bolkan e Tony Musante. Dopo 53 anni il locale ha mantenuto arredi e menu. E i tavoli intitolati alle celebrità, da Agnelli a Guggenheim

Domenica 20 Agosto 2023 di Vittorio Pierobon
Anonimo Veneziano rivive nella Locanda Montin

Florinda Bolkan e Tony Musante sono tornati più volte a mangiare nel corso degli anni. Mai assieme, però. Il locale è rimasto nel loro cuore. È qui che sono state girate alcune delle scene cult di "Anonimo Veneziano", il film che all'inizio degli anni Settanta ha commosso milioni di persone nel mondo. Sono passati 53 anni, ma la "Locanda Montin" è rimasta la stessa che si vede nel film.

Identica, con l'arredamento di inizio Novecento e il giardinetto, dove i due innamoratisi si sono trovati per l'ultimo pranzo. Tavoli in legno da osteria, arredi agé, caraffe per il vino sfuso, bancone con le bottiglie alle spalle. E alle pareti decine di quadri, firmati dagli artisti, che avevano il loro tavolo fisso e spesso pagavano in "natura" regalando le loro opere. Una galleria piuttosto nutrita, con grossi calibri dell'arte del Novecento, da Santomaso a Vedova, da De Pisis a Guidi, da Novati a Carena, fino al contemporaneo Gianmaria Potenza.


«Qui il tempo sì è fermato - chiarisce Luca Carrettin, 59 anni, che assieme al cugino Giorgio, 57 anni, rappresenta la terza generazione che gestisce la locanda - Tutto l'arredamento è rimasto come l'aveva allestito mio nonno. Però abbiamo rifatto tutti gli impianti, mettendoli a norma. Quello che non si vede (condutture elettriche, tubature, impianto di condizionamento) è all'avanguardia, però sopra abbiamo lasciato il vecchio. È il nostro marchio di fabbrica. Pure le stanze da letto della locanda hanno il vecchio mobilio. Chi entra qui fa un balzo indietro nel tempo, torna agli inizi del secolo scorso. Anche il menù è sempre quello. Cibi semplici della tradizione veneziana. Niente nouvelle cuisine».


Una formula che piace, a giudicare dalla clientela, piuttosto raffinata, che frequenta i tavoli. Un elenco infinito di vip, spesso con il tavolo perennemente riservato. Sempre lo stesso. È una caratteristica del locale. C'è il tavolo Agnelli, quello della famiglia Brass, quello che occupava Ezra Pound, tutti i giorni a pranzo, oppure quello della famiglia Nono, il maestro Luigi, con la moglie Nuria e le figlie Serena e Silvia, quello di Peggy Guggenheim, che arrivava in gondola accompagnata dai suoi adorati cagnolini. I tavoli non hanno numeri, ma nomi. «Quello è il tavolo Agnelli. L'avvocato Gianni si sedeva lì, vicino al bancone - racconta Carrettin - perché si divertiva a preparare i cocktail mixando i liquori che prendeva direttamente da solo, con due bicchieri sovrapposti. Una volta sono venuti due americani e ho proposto quel tavolo. Lo hanno rifiutato, perché non lo ritenevano in una bella posizione. Poco dopo è entrato l'avvocato e si è seduto lì!».


LA PUBBLICAZIONE
La storia della "Locanda Montin" si intreccia con quella di Venezia. L'ha ripercorsa con grande accuratezza, Maurizio Crovato, giornalista, profondo conoscitore della città, che si è avvalso della collaborazione di Aldo Trevisanello, maestro corniciaio dei grandi pittori e con i suoi novant'anni suonati (del resto è soprannominato Tromba per la passione per lo strumento) memoria storica veneziana. Ne è uscito un libricino che è un concentrato di nomi, aneddoti, ricordi. Uno zibaldone di personaggi che si succedevano ai tavoli del locale. Un presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, il presidente del consiglio Mario Monti, i ministri delle Finanze Treu e Monti. L'eroe della Primavera di Praga, Alexander Dubcek. «Quello fu un pranzo un po' complesso - ricorda Carrettin - il presidente era reduce da Bologna, dove aveva ricevuto la laurea honoris causa, e a Venezia era ospite del rettore. E c'erano numerose autorità veneziane. Ma lui parlava solo cecoslovacco e qualcosa di tedesco. Il dialogo era un po' complicato».


Altro frequentatore assiduo era Josif Brodskij, il poeta russo, Premio Nobel per la Letteratura, che abitava nella vicina Fondamenta degli Incurabili (che è anche il titolo di un suo libro dedicato a Venezia). «Ancora adesso - racconta Carrettin - a parte questo momento particolare, a causa della guerra con l'Ucraina, ci sono i turisti russi che vengono appositamente per mangiare dove c'era Brodskij. Non è l'unico caso. Gi americani, per esempio, mi chiedono di raccontare di Pollock, Rauschenberg e Rothko, i tre pionieri della beat generation, che durante la Biennale venivano spesso qui. Io non ero ancora nato! Però un vecchio cameriere mi ha detto che tutti e tre amavano il fegato alla veneziana. Racconto solo questo. E allora gli americani mi chiedono di assaggiarlo».
La carrellata dei vip, non può trascurare attori e cantanti. La Mostra del cinema è una calamita e in quei giorni gli attori e i loro clan si riversano a cena nei ristoranti della città. «Non mi chieda nomi - precisa Luca - potrei dire che sono venuti tutti. Ma se devo citare qualcuno, mi piace ricordare Walter Chiari che era diventato amico di mio padre e mio zio, e Robert De Niro, che ogni volta che è a Venezia passa trovarci. Una persona splendida, simpatica, semplice e gentile». Anche tra i cantanti solo due nomi che parlano da soli: Bono degli U2 e David Bowie.


Ma se la Locanda è gestita dalla famiglia Carrettin, perché si chiama Montin? «Noi siano qui da 1950, prima nonno Toni con nonna Giuseppina detta Rita, poi mio padre Adriano con mio zio Giuliano e ora tocca a me e a mio cugino Giorgio. Ma il locale esisteva già nell'Ottocento, gestito dalla famiglia Busetto. Il nome credo sia stato dato dalla vicinanza con un piccolo Monte dei Pegni. Da lì Montin».


COLPO DI FULMINE
Torniamo ad Anonimo Veneziano. Il regista del film, Enrico Maria Salerno, e lo scrittore Giuseppe Berto (l'autore de "Il male oscuro") che curò la sceneggiatura, hanno scelto la Locanda Montin, perché erano stati lì a mangiare ed era scoccato il colpo di fulmine: era quella la location perfetta per una storia d'amore drammatica. «Io non ricordo niente, ero un bambino quando hanno girato. - precisa Carrettin - Ho capito dopo, nel corso degli anni, cos'è stato quel film nell'immaginario degli italiani. C'era la processione per venire a sedersi al tavolo di Florinda Bolkan e Tony Musante. Ora il fenomeno si è estremamente ridotto, le nuove generazioni non conoscono il film. Però, recentemente, è venuto da me un giovane che ha prenotato quel tavolo per due persone. Alla sera è tornato con una bella ragazza, si vedeva che erano innamorati. A un certo punto sono entrati alcuni musicisti che hanno intonato le note della splendida colonna sonora di "Anonimo Veneziano", scritta da Stelvio Cipriani, e lui ha estratto dalla tasca un anello e le ha chiesto di sposarlo. Non mi vergogno a dire che mi sono commosso». L'augurio è che la storia d'amore tra i due giovani sia meno drammatica di quella tra la bella Florinda e lo sfortunato maestro di oboe della Fenice. (Chi vuole sapere il finale vada a vedere il film).


Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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