L'Ulss lo richiama per controllare il suo
handicap: «La gamba non è ricresciuta»

Giovedì 3 Ottobre 2013 di Elisa Giraud
Lauro Basso
TREVISO - Si presentato alla commissione che doveva accertare la sua invalidit con la protesi in mano e un metro per provare che la sua gamba, in tre anni, non ricresciuta. Lauro Basso, 63 anni, pensionato, invalido civile a cui stato amputato un arto inferiore, ieri pomeriggio, secondo quanto scritto sulla lettera che ha ricevuto tempo fa dall'Ulss 7, avrebbe dovuto essere sottoposto all'esame di una commissione di medici per accertare che fosse (ancora) veramente invalido.



«Una cosa assurda - afferma - Ma pensano veramente che in tre anni mi sia ricresciuta la gamba? A me sottopongono ad un accertamento però non sono in grado di scovare i falsi invalidi che se ne approfittano magari per anni». Un controllo insolito dunque secondo il pensionato considerato poi che egli non percepisce la pensione di invalidità, che ammonterebbe a 400euro al mese, perché prende già una pensione di anzianità di 1008 euro. Giunto nell'ufficio della sede dell'Usl 7 di via Lubin, ha avuto un'altra sorpresa.



«Pensavo di dover essere visto da una commissione di medici - racconta Lauro - invece non mi hanno fatto alcuna visita. Ho fatto presente le mie perplessità e le mie rimostranze per il trattamento subìto, ma il medico mi ha risposto che la faccenda non era di sua competenza e che non sapeva rispondere alle mie domande. Sono venuto via senza aver fatto la visita e senza alcun pezzo di carta. Gli ho detto che si vergognino».



Quella di Lauro è una battaglia civile e sociale quotidiana. Come la protesta positiva che ha messo in atto l'estate scorsa quando ha deciso di tenere pulita la pista ciclabile del suo paese, San Fior, con la quale ha voluto dire «se lo faccio io, che sono senza una gamba, lo possono fare anche i cassaintegrati, dedicando un po' del loro tempo alla comunità». Ciò che sta a cuore a Lauro sono quelle che secondo lui sono mancanze di rispetto verso chi è veramente in situazione difficili.



«Un trattamento come quello che hanno riservato a me - confida - è umiliante. Io sono un tipo che la prende bene, ma ci sono tante persone che invece vivono male la loro invalidità». Oltretutto per recarsi a Pieve di Soligo ha dovuto usufruire di un servizio di trasporto a pagamento, perché i familiari non potevano accompagnarlo. «Io non posso pretendere nulla dallo stato - dice - ma loro pretendono tutto. E allora a chi ci dobbiamo rivolgere per far valere i nostri diritti?».
Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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