GONARS (Udine) - Da quasi 40 anni cuce e vende ciabatte di tessuto in tutto il Nordest. Si chiama Domenica Zerbin, ha 57 anni ed è figlia di pescatori. Originaria di Grado, si è trasferita a Fauglis di Gonars, in provincia di Udine, quando era giovane, per amore; il colpo di fulmine, infatti, è scattato in quella che allora era la “capitale” della ciabatta, il comune di Gonars, nella Bassa Friulana, dove un tempo migliaia di persone lavoravano in questo specifico settore. «Cosa vuole, è andata così, e non me ne pento - racconta Domenica -; mio padre e mia madre, che non ci sono più, avevano il mare nel cuore e anche io. Ricordo che per un periodo papà ha lavorato nello stabilimento della Nostromo, e che si disputavano delle partite di calcio tra i dipendenti di quella grande fabbrica di pesce e quelli dell’impianto, di tonno, della Maruzzella, a Marano Lagunare. Ne è passato del tempo».
Domenica ha avuto modo di conoscere l’“universo” delle ciabatte dagli suoceri, in particolare dalla suocera, Delfina Cavedale, che aveva una piccola ditta tutta sua: «Quando è andata in pensione ho deciso di rilevare l’attività e da allora ho sempre fatto questo lavoro che mi ha dato da vivere. È vero, mio marito lavora, alla Fincantieri, e mio figlio Luca anche, nel settore degli autoricambi; ma io, il mio stipendio, me lo sono sempre portato fuori lo stesso. Ho imparato a fare ciabatte solo guardando. Vendo all’ingrosso, a negozi di tutto il Friuli e a quelli di Venezia, città veneta dove sono in tanti a chiedere queste ciabatte di stoffa. Vanno molto di moda. Ma io, onestamente, ho sempre indossato altri tipo di calzature. E le ciabatte me le compro, di un altro modello». Lo “scarpet” di Domenica è tradizionale di questa zona del Friuli: senza decorazioni, in velluto, con la “suola” in strati di tela di iuta pressati e un pezzo di gomma di bicicletta usata che li rendono quasi eterni (nelle foto la lavorazione).
Le indossano anche i motociclisti
A darle una mano il figlio Luca: «Sono nato in mezzo alle ciabatte e mi piacciono pure ma anche io non le metto. Mi è capitato, però, di vedere motociclisti in sella alla Harley-Davidson con indosso questo tipo di “scarpet” o “zavate”. Anche se ho un lavoro mio, aiuto mia madre, e anche mio padre lo fa, quando torna a casa la sera». Il piccolo laboratorio di Domenica è stato ricavato in una parte dell’abitazione della famiglia a Fauglis, si chiama “Pantofoleria” e sfrutta molto materiale altrimenti destinato al macero, mentre i velluti, che una volta l’artigiana gradese comprava a Udine, adesso li acquista tramite i rappresentati, direttamente a casa sua.
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".