Una versione dei fatti in cui il ricercatore Giulio
Regeni non ha mai fatto obiezioni né sul tema
scelto per la sua ricerca, né sulla persona che gli è
stata affiancata mentre era al Cairo. Una storia - però -
che non coincide affatto con quella raccontata dalla
madre di Giulio e che non trova riscontro nelle
mail e chat che lui stesso
scambiava con amici e colleghi di studi. È stato il
racconto «definitivo» della professoressa Maha
Abdelraman, a convincere il pm di Roma, Sergio Colaiocco,
della necessità di farla perquisire, acquisendo tutti i
documenti informatici, computer e pen-drive che contenessero
traccia degli scambi di conversazioni in qualche modo collegate
all'attività di Regeni. Dopo le resistenze dei mesi
scorsi, l'università di Cambridge ha messo a
disposizione tutto quanto è salvato nei server del
dipartimento, dunque la quantità di materiale sequestrato
è potenzialmente molto consistente.
I CONTATTI COL CAIRO
Sono molte le dichiarazioni della Abdelraman a non aver convinto gli investigatori. A cominciare da quella sul titolo della tesi di dottorato: «L'argomento della ricerca da realizzare al Cairo da Giulio fu una sua scelta libera», ha detto la docente. Una dichiarazione che si incastra male con gli sfoghi raccolti dalla madre del giovane, anche via Skype (e quindi rimasti registrati). Agli investigatori italiani che lavorano in cooperazione con le autorità inglesi, mettendo a frutto la nuova formula di rogatoria rafforzata dell'ordine di investigazione europeo, interessa ricostruire la trama di tutte le conversazioni che la docente ha avuto a proposito del lavoro assegnato a Regeni. E, soprattutto, capire cosa abbia detto alla collega Rabab el Mahdi dell'American University del Cairo, docente e attivista molto nota tra gli oppositori di al Sisi che ha affiancato il giovane ricercatore come co-tutor, sebbene lui si fosse apertamente opposto alla scelta di una persona così politicamente esposta.
Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 18:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA I CONTATTI COL CAIRO
Sono molte le dichiarazioni della Abdelraman a non aver convinto gli investigatori. A cominciare da quella sul titolo della tesi di dottorato: «L'argomento della ricerca da realizzare al Cairo da Giulio fu una sua scelta libera», ha detto la docente. Una dichiarazione che si incastra male con gli sfoghi raccolti dalla madre del giovane, anche via Skype (e quindi rimasti registrati). Agli investigatori italiani che lavorano in cooperazione con le autorità inglesi, mettendo a frutto la nuova formula di rogatoria rafforzata dell'ordine di investigazione europeo, interessa ricostruire la trama di tutte le conversazioni che la docente ha avuto a proposito del lavoro assegnato a Regeni. E, soprattutto, capire cosa abbia detto alla collega Rabab el Mahdi dell'American University del Cairo, docente e attivista molto nota tra gli oppositori di al Sisi che ha affiancato il giovane ricercatore come co-tutor, sebbene lui si fosse apertamente opposto alla scelta di una persona così politicamente esposta.