​Il borgo leggendario che ti accoglie
con due grandi occhi inquietanti

Lunedì 25 Luglio 2016 di Paola Treppo
Gli "occhi" di Pedrobac

PULFERO (Udine) - La sua storia la conoscono ormai solo pochi “vecchi” e quasi nessuno sa della sua esistenza. Solo chi, questi luoghi di confine, li ha abitati per decenni, ascoltando le storie dei padri e dei nonni, che sconfinano nella leggenda. Eppure Pedrobac era un villaggio molto frequentato. E "magico", per certi aspetti. Come lo è oggi, quasi seppellito, inghiottito dalla vegetazione: il verde lussureggiante di felci e muschi lo rendono fiabesco, misterioso, fantastico. «È stato abbandonato completamente nei primi anni del 1900 - spiega Giuseppe Mattelig, un conoscitore delle Valli del Natisone e in particolare del territorio di Pulfero, paese dove sorgono i resti di Pedrobac, oltre il fiume Natisone -; le genti di qui, in particolare quelle di Cicigolis, avevano costruito, secoli fa, delle case in sasso. Erano dei saggi, oltre a essere allevatori e contadini. Quegli edifici, infatti, che resistono ancora oggi seppure come ruderi, erano stati costruiti con gran maestria. Basta pensare che scavarono nella roccia del monte dei buchi, in particolari punti, per far uscire dal cuore della roccia un flusso di aria fresca. Davanti a quei fori, che si sono conservati perfettamente, era stato costruito una sorta di edificio “frigo”: qui conservavano bene i generi alimentari, il latte, il formaggio, i prodotti della terra».

Chi passeggia sul sentiero del monte Mia, sulla sponda destra del fiume Natisone, a Stupizza, li vede, questi due grandi “occhi”, e mettendoci una mano davanti si sente l’aria fresca uscire dalle viscere della roccia. È tutto intatto e di grande suggestione. «Il villaggio si chiama Pedrobac che, in dialetto locale significa “prima delle rocce” - spiega Mattelig - e chi portava mucche, pecore e capre sul Mia, a pascolare, quando c’erano solo prati e non il bosco, passava qui diversi mesi durante l’anno. Poi tutto è cambiato e restano solo le leggende di fate e folletti che animano un luogo decisamente incantato». Esplorare Pedrobac richiede un buon paio di scarponi e i pantaloni lunghi, perché il sentiero in pietra che faceva da “strada” principale è ancora stabile ma avvolto dalla vegetazione e coperto di muschio. Si scorgono una decina di case, tutte in sasso, senza i tetti, che erano in legno, e tanti muri di contenimento e divisori tra una “proprietà” e l’altra.

Gli abitanti erano molti, così come le loro mandrie e le greggi: sul Mia pascolavano, infatti, oltre mille capi. Adesso l’area è Sic, cioè "Sito di interesse comunitario", ed è ambiente naturale protetto dove "passeggia" anche l'orso.

Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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