UDINE - Sul mancato rispetto dei tempi d'attesa è l'ora dei contenziosi in sede civile. I cittadini, appoggiati dall'Associazione di tutela dei diritti del malato di Udine, hanno deciso di imboccare la strada del contenzioso legale per ottenere i risarcimenti a cui ritengono di avere diritto, per essere stati costretti a ricorrere al privato o comunque al regime di libera professione per ottenere una visita o un esame nei tempi previsti, senza però, per contro, ottenere in prima istanza un rimborso della spesa sostenuta (ad eccezione del costo del ticket).
«Tre o quattro utenti - spiega la presidente dell'Associazione di tutela diritti del malato Anna Agrizzi - hanno voluto fare ricorso al Giudice di Pace. In precedenza dei nostri utenti avevano fatto un esposto alla Procura, che però si era concluso con l'archiviazione e quindi non ha avuto l'esito sperato. Quindi si sono visti costretti a procedere nel civile per le visite che hanno dovuto fare privatamente quando i tempi di attesa non sono stati rispettati». L'obiettivo è, spiega Agrizzi, cercare di arrivare «a un pronunciamento pilota, per ottenere l'applicazione della legge che esiste dal 2009, a tutela dei cittadini, nel momento in cui non vengono garantiti i tempi di attesa. C'è la possibilità per le persone ammalate, soprattutto per chi ha problemi economici, di accedere al servizio al costo del ticket. L'obiettivo sarebbe ottenere una sentenza che renda applicata la legge che è disapplicata dal 2009. Ormai, infatti, le visite non vengono quasi mai fornite nei tempi richiesti dalle prescrizioni e il problema delle liste di attesa rimane. Almeno alcuni potrebbero usufruire di questo rimborso garantito dalla norma», spiega Agrizzi, che sul punto ha dato spesso battaglia.
In un caso, aggiunge, «una persona che ha fatto ricorso al giudice di pace per ottenere un risarcimento, ha ricevuto dall'Azienda la proposta di avere un rimborso senza andare in giudizio».
ACCESSO AGLI ATTI
Sul tema si esercita anche Stefano Vignando, presidente di Snami Fvg, che ha fatto richiesta di accesso agli atti al direttore generale di AsuFc sull'applicazione del degreto legislativo 124 del 1998 e della già citata legge regionale 7 del 2009, in particolare sulle autorizzazioni concesse dall'Azienda per accedere alle visite in regime di libera professione (ma ottenendo il rimborso dell'importo ad eccezione del ticket) nel caso di superamento dei tempi previsti. In particolare Vignando chiede di visionare la documentazione «relativa ad eventuali rimborsi effettuati». Vignando ricorda che «per molte prestazioni i tempi massimi d'attesa previsti vengono più o meno ampiamente superati. Quindi ci si aspetterebbe che a molti utenti venga concessa» tale autorizzazione con successivo rimborso. «Ma a quanto risulta - sostiene Vignando - ciò» non accadrebbe (e il condizionale è quanto mai d'obbligo). Vignando afferma di aver potuto «prendere visione di molte risposte dell'Urp che negavano le istanze dei cittadini volte ad ottenere o l'autorizzazione prevista dalla legge o il rimborso» della spesa, eccetto il ticket.