"Let there be rock": la musica degli Ac/Dc
infiamma i 47mila dello stadio Friuli/ Foto

Giovedì 20 Maggio 2010 di Andrea Ioime
I fan al concerto (PressPhotoLancia)
UDINE (20 maggio) - Non solo un concerto, molto di pi. A scelta: un evento unico, un appuntamento con la storia, un sogno che si avvera, l’incontro con la band pi selvaggia e longeva in circolazione. Il concerto dell’anno arriva prima dell’estate, a Udine, e porta oltre 47mila persone a sgolarsi, dimenarsi, cantare in coro e indossare cornetti rossi lampeggianti per i cinque diavoletti degli Ac/Dc, inossidabile rock-band che da quattro decenni propone il suo puro, semplice e irresistibile r&r ad alta tensione e altissimo volume.



Quando alle 21.30 gli schermi sul palco fanno partire un cartoon con i nostri in versione satanico-allupata, il pubblico è già pronto a salire sul treno del rock più duro: i 15enni con tutta la discografia nell’iPod, gli attempati professionisti che erano 15enni ai tempi di Bon Scott e passavano i pomeriggi a fare “air guitar“ seguendo Angus, i giovani metallari e i vecchi rockettari… Tutti pronti per il gigantesco karaoke rock che parte quando Angus Young sbuca da centrocampo, come i veri fuoriclasse, dalla parte terminale di una passerella lunga quasi 50 metri per attaccare con “Rock & roll train”, una delle tracce dell’ultimo album “Black Ice” che, non a caso, guadagna lo stesso spazio di “Back in black”, il disco più amato dai fan.



Non ci sono troppe sorprese nello show degli Ac/Dc, e il bello è proprio ritrovarsi nei riff duri e solidi come il cemento, nelle canzoni che per quasi metà dell’intera scaletta hanno più di 30 anni (ma sembrano scritte ieri), cantare all’infinito i pezzi diventati monumenti. A partire da “Hell ain’t a bad place to be”, introdotta da Brian Johnson – in divisa d’ordinanza, con camicia smanicata e cappello da working class britannica – con il saluto al pubblico in un volenteroso italiano: “Come stai Uuuuudine?” Mentre lo stadio è un mare rosso con le luci di decine di migliaia di corna rosse che fanno scenografia a sé, i piloni del “Friuli” tremano sotto l’ondata tellurica di “Back in black”, il pezzo da tre accordi più famoso della storia, inimitabile e devastante, accolto da un urlo che sovrasta i mega-watt. Che siano stati scritti nel 1975 o nel 2008, i pezzi spiegano perché una band di ultracinquantenni sia ancora migliore di tanti suoi epigoni odierni – per quanto validi – dai Wolfmother ai Jet, per non parlare dei “tentativi di imitazione” modello Airbourne o Darkness. Da “Big Jack” a “Dirty deeds done dirt cheap” è un’orgia di potenza, mentre in “Shot down in flames” un gruppetto di fan decide di prendere sul serio il testo e accende un piccolo falò sul prato.



La parte centrale dello show alza ancora più il volume, da “Thunderstruck” – unico pezzo dal repertorio anni ’90 – alla title track del nuovo album. Poi, prima di “The Jack”, Angus fa una piccola lezione di blues, facendo capire da dove è venuto, quel metro e 57 di potenza a sei corde, coi suoi lunghi capelli sempre più radi, vestito ancora come uno scolaretto, che batte il piede destro e si agita come un ossesso sulla Gibson Sg nera a stravolgere e incattivire i suoi maestri Chuck Berry, Freddie King, B.B. King. Terminato lo strip di Angus, da sempre il condimento del brano, sul palco arriva una campana ad annunciare la funerea “Hell’s bells”, seguita da un altro killer da “Back in black”, “Shoot to thrill”: ormai a fare headbanging non c’è solo la band, ma l’intero stadio, con il pubblico tutto in piedi, in delirio.



La grande festa hard&heavy prosegue tra tuffi nel passato remoto e ritorni (sporadici) al presente, da “War machine” a “High voltage”, dalle luci rosse di “You shook me all night long” a “T.N.T”. Ma la dinamite non è finita: c’è ancora “Whole lotta Rosie”, c’è la biblica “Let there be rock” a chiudere lo show, prima dei bis scolpiti nella roccia, “Highway to hell” e “For those about to rock (we salute you)” a incendiare il palco. È solo rock a volume spaccatimpani, certo. E senza troppe differenze, come dicono gli ipercritici, tra un pezzo e l’altro. Ma ce ne fossero, in giro, di band così!
Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 19:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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