La villa del '600 e i tesori dell'artista amico di Klimt salvati dai coloni

Martedì 21 Febbraio 2017 di Paola Treppo
La famiglia Bergomas nelle cantine di Villa de Finetti a Corona di Mariano del Friuli

MARIANO DEL FRIULI (Gorizia) - Decaduta e in rovina, avvolta dalla vegetazione, tanto che sembrava un bosco. Mura scomparse, il parco una giungla. Finita all’asta, non la voleva più nessuno, Villa de Finetti, a Corona di Mariano del Friuli, una dimora del 1600, abitata da un artista, Gino de Finetti, che in Italia non è molto conosciuto ma lo è all’estero, in Austria, Germania e Inghilterra. Sì, perché Gino andava a scuola con Klimt e le sue opere, al tempo, avevano una quotazione ben più alta del suo compagno di banco.
 
Storie di artisti, scienziati e contadini 
Questa è la storia di una famiglia di artisti e scienziati, di ingegneri e matematici, di cui si è quasi persa la memoria. La famiglia de Finetti. Ed è anche la storia di un’altra famiglia, quella dei coloni, dei contadini, che avevano avuto il permesso di usare la cantina di questa villa di Corona, con l’accordo di tenere in ordine il grande parco. Nei decenni, i ruoli si sono invertiti e la storia dei de Finetti è stata ereditata da quella dei coloni che la dimora alla fine l’hanno comprata, ristrutturata e trasformata in parte in agriturismo, e nella loro casa. Il gigantesco recupero ha richiesto lunghi anni e nulla è andato perduto: ogni opera d’arte catalogata, ogni pianta curata, ogni trave risanata, nel pieno rispetto della tradizione e di chi, questo splendido complesso, l’ha abitato nei secoli.
 
A raccontare la storia di Villa de Finetti, con un piglio da studioso appassionato, è Aliano Bergomas, 75 anni, che ha letteralmente lottato per comprarla, insieme a sua moglie, Renata Perisutti, che arriva da una famiglia di parrucchieri e barbieri. Con loro, a gestire l’agriturismo, che è più un’osteria, e a mandar avanti l’azienda agricola di vini rigorosamente biologici, è il figlio Massimo, che di anni ne ha 47, e che li ha resi due nonni felici.

La memoria salvata 
«La casa è del 1600 - dice Aliano, seduto a uno dei vecchi tavoli dell’osteria, ricavata nell’ex stalla -, l’ingegner Giovanni de Finetti, discendente di una famiglia nobile di origini toscane, consacrata ad Aquileia, la comprò nel 1800. E divenne la sua casa. Era un uomo colto e il suo lavoro lo portò a intervenire nella realizzazione delle opere del canale di Suez e nella progettazione della Parenzana, una vecchia ferrovia a scartamento ridotto che univa Trieste con Pola. Gino, suo figlio, l’artista, nacque non a caso a Pisino, in Istria, durante la costruzione dell’infrastruttura, oggi tra le ciclabili europee più famose e affascinanti. Era la seconda metà dell’Ottocento».

La vita europea di Gino de Finetti 
Gino de Finetti studia a Trieste, poi si trasferisce a Monaco ed entra in contatto con i pittori tedeschi, partecipa alla Secessione Viennese, poi si trasferisce a Parigi, dove resta per tre anni. Da lì il suo nomadismo lo porta a Berlino dove si innamora e si sposa; da qui se ne andrà nel 1934 per tornare nella casa del padre, quella di famiglia, quella di Corona di Mariano del Friuli. È qui che morirà e sarà sepolto, a Corona, nel 1955. Prima donerà una Via Crucis alla chiesa del borgo, che si può vedere ancora oggi. Così come si possono vedere tante delle sue opere, tra stampe e quadri, nell’osteria della villa.
 
La decadenza della villa e il recupero 
A ereditare la casa sarà fratello di Gino, Bruno de Finetti, ingegnere, docente di matematica all’università La Sapienza, un luminare, per i suoi tempi. La dimora, da quel momento, decade piano piano, passa di mano in mano e poi, nel 1995, finisce all’asta che ormai è divorata dalla vegetazione. «L’abbiamo comprata e abbiamo recuperato tutto quello che era della famiglia de Finetti - dice Aliano -. Questo è il loro museo, e un po’ il nostro. La dependance che Giovanni si costruì ex novo, sul modello di una stazione della Parenzana, è ancora da sistemare; mantiene tutto intatto, compreso un meraviglioso fogolar, unico nel suo genere, di cui esiste solo un altro esempio in tutto il Friuli. Abbiamo chiesto al Comune se, in collaborazione, si possa creare un vero museo, capace di richiamare soprattutto turisti dall’estero, dove Gino de Finetti era molto conosciuto».

La villa è ancora sede di mostre d'arte 
La famiglia Bergomas ha mantenuto la tradiuzione dell'arte, in osteria: qui vengono ospitate, infatti, diverse mostre di artisti del Friuli; è un luogo molto frequentato dai ragazzi della zona ma anche da chi vuole degustare i prodotti tipici della regione, accompagnati dai vino biologici di Massimo. Fuori, il parco apre nella bella stagione. 
 
L'arte di Gino de Finetti 
Gino si dedicò al cartellonismo, ideò copertine di riviste e libri, collaborando, con illustrazioni e vignette, con importanti periodici quali Berliner Illustrierte Zeitung, Lustige Blaetter e Dame. A Parigi lavorò come costumista per il balletto Petruška su musica di Stravinskij. A Berlino l’artista ideò bozzetti scenografici e manifesti per la casa cinematografica tedesca Ufa. Si accostò all'ambiente teatrale realizzando opere di piccolo formato come disegni, litografie e oli; gli fu affidata la decorazione di vari teatri berlinesi, come il Lessing Theater, il Deutsches Theater e il Wellner Theater. Alcune sue mostre personali trovarono spazio a Berlino, Amsterdam, Düsseldorf, Stoccarda, Varsavia e a Parigi.

Gino partecipò alle Biennali di Venezia dei '20, '24, '28, '32 e del '34. La sua personale alla Bottega di poesia di Milano, presentata da Carlo Carrà, ebbe molto successo.

A Corona di Mariano del Friuli, l'artista proseguì la sua attività, dipingendo e disegnando molto, collaborando come illustratore a riviste italiane come La Lettura e Il Cavallo italiano e al quotidiano La Gazzetta dello Sport; non troncò mai il sodalizio con l'editore berlinese Ullstein, per il quale lavorò fino alla morte. Dopo il suo rientro in Italia espose ancora all’estero, a Varsavia, Cracovia, Bucarest, Sofia, Budapest e Berlino.

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