L'osteria che non chiude mai: da fine '800 Da Spadin si beve sempre

Lunedì 16 Gennaio 2017 di Paola Treppo
Beppino Tuttino nella vecchia osteria Da Spadin a Vissandone di Basiliano

BASILIANO (Udine) - Di certo si sa che era aperta, come punto mescita, a Vissandone di Basiliano, già alla fine dell’Ottocento. Ma è sicuramente più vecchia, l’osteria Da Spadin, portata avanti a cavallo di tre secoli sempre dalla stessa famiglia, i Tuttino. È uno dei locali più caratteristici, unici e meno conosciuti del Medio Friuli, e per arrivarci è meglio essere accompagnati da qualche cliente del posto, perché non ci sono segnali, né indicazioni e tantomeno insegne sulla strada e all’ingresso.

I clienti non vogliono che vengano fatte modifiche
«Qui dentro non si tocca nulla, non perché la casa sia vincolata ma perché vogliamo mantenerla originale, speciale - dice Beppino Tuttino, 77 anni, che l’ha gestita fino a poco tempo fa, per poi cederla al figlio Alessandro, e continuare a occuparsi dell’azienda agricola annessa al piccolo locale di incontro -; anche i clienti non vogliono che vengano fatte modifiche, per questo non ho potuto nemmeno rifare un muretto all’esterno. È bello così, questo è un luogo di ritrovo, per stare insieme, anche solo per fare una partita a carte, per stare in compagnia qualche ora. «Giorno di riposo? Sì c’è, ma non lo facciamo mai. C’è sempre gente e vogliamo che chi vuole fare due chiacchiere, anche davanti a un bicchiere d’acqua o senza ordinare nulla, sappia che noi siamo qui, sempre. È tradizione di famiglia». 

Quando c'era il nonno Giuseppe
Era la fine dell'Ottocento quando il nonno di Beppino, Giuseppe, gestiva l’osteria, che al tempo era un po’ diversa da oggi: c'erano due cantine al piano terra e una scala che dal piano terra porta al livello superiore. «Al tempo si beveva solo grappa. Grappa e basta. Vino poco e niente. Si aveva sempre l’azienda agricola, come oggi: abbiamo coltivazioni di mais, soia, frumento e orzo. Come animali 24 vacche, maiali e bestie da cortile». A due passi dall’ingresso dell’osteria c’è infatti una grande vasca che contiene lo stallatico, il letame che viene poi usato come concime nei campi, e un pollaio. Più in là una signora anziana che, senza sentire freddo, sta lavando i panni usati il giorno prima per la macellazione del maiale. Mostra i grandi pentoloni dove è stata fatta bollire l’acqua, che hanno ancora un po’ di cenere spenta. Quasi un museo all’aperto, un luogo dove il tempo si è fermato, dove si sta in pace.

Si passa l’ingresso dell’osteria e c’è Beppino che serve ai tavoli con il figlio (nelle foto): usa l’originale boccale in ceramica decorato a fiori, quello tipico friulano. «Dopo mio nonno, il locale è passato a mio padre, Remigio. Poi sono state fatte delle modifiche. Era il 1948 quando è stato cambiato il pavimento, che è quello che vediamo adesso, è stato tolto il fogolat, tolta la scala e messa una stufa a legna. Le cantine sono state portate al piano interrato e si è fatto un po’ meglio l’area del banco. Per il resto tutto è immutato, o quasi». Tra le tradizioni che caratterizzano questa vecchia osteria di paese ci sono due campi di bocce, dove Beppino e i suoi amici organizzano dei tornei, nella bella stagione, quelli frazionali. E L’osteria racconta, nelle foto appese ai muri, anche la gloriosa carriera calcistica della figlia di Beppino, Alessia, la beniamina di tutti, a Vissandone: 145 partite nella Nazionale femminile di calcio; adesso Ale milita nel Tavagnacco.  

Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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