Dopo la frana avviati i lavori sulla A23. Si punta al ripristino entro il 25 aprile

Ieri il tavolo convocato in Prefettura per fare il punto, ma non sono mancati neppure gli strascichi polemici

Mercoledì 3 Aprile 2024 di David Zanirato
Dopo la frana avviati i lavori sulla A23. Si punta al ripristino entro il 25 aprile

UDINE - Ci vorranno una ventina di giorni, condizioni meteo permettendo, per poter riaprire entrambe le carreggiate dell’Autostrada A23 Udine-Tarvisio, nel tratto interessato dalla frana verificatasi all’alba del primo aprile.

A renderlo noto ieri i responsabili del 9^ tronco di Autostrade per l’Italia, intervenute in prefettura a Udine per il tavolo di coordinamento operativo sulla viabilità, convocato dopo l’emergenza scattata appunto nel giorno di Pasquetta. 

Frana sulla A23: il ripristino delle corsie

Gli interventi d’urgenza per la messa in sicurezza del versante montuoso che sovrasta l’arteria, in località Sacs, in comune di Amaro, sono già partiti ieri, dopo il sopralluogo effettuato dai tecnici e geologi di Autostrade per l’Italia e della Protezione civile regionale. «L’obiettivo che la società si è data è quello di poter riuscire a far percorrere in sicurezza l’autostrada in entrambe le direzioni prima che scatti il ponte del 25 aprile – ha spiegato a margine dell’incontro il sindaco di Amaro, Laura Zanella – innanzitutto si interverrà sul fronte interessato direttamente dal distacco di complessivi 35 metri cubi di dolomia, poi ridotti nel corso dello scivolamento a valle, ai due grossi massi di 5 e 3 metri cubi che hanno invaso le carreggiate, per una quindicina di tonnellate di materiale complessivamente». All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di Aspi, dei servizi Geologia e Ambiente della Regione Fvg con in testa Magda Uliana della Direzione centrale infrastrutture e territorio, la Protezione civile regionale e i rappresentanti delle Polizia Stradale, delle altre forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, sotto il coordinamento del prefetto Domenico Lione. 


Le verifiche e la messa in sicurezza dei massi rocciosi

Il fronte franoso ha interessato l’area boschiva alle pendici del Monte Forcella, per 100 metri lineari, 500 di altezza e ad una quota di 250 metri dal piano stradale della A23: prima di tutto si andrà a mettere in sicurezza questa zona per stabilizzare gli altri massi rocciosi a rischio distacco dopo le abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi e probabilmente anche a causa della scossa di terremoto del 27 marzo; quindi la protezione civile regionale farà successivamente un altro intervento per verificare tutta l’area, «che è stata catalogata in zona ampia di pericolosità P4 – aggiunge il sindaco Zanella –, quindi tra le più alte e per questo c’è stato l’impegno a convocare quanto prima un nuovo vertice dove pianificare gli interventi e valutare attentamente con quali fondi intervenire». Per prevenire la caduta di massi più piccoli nel frattempo sono state installate delle barriere di cemento armato e comunque la strada comunale Amaro-Campiolo che corre parallela all’autostrada sulla destra del fiume Fella rimarrà chiusa al transito veicolare e ciclabile come da ordinanza comunale. Per quanto riguarda invece la A23, così come disposto dal pomeriggio di lunedì, il tratto tra Pontebba e Carnia in direzione Udine, è tornato percorribile tramite l’attivazione di una corsia in deviazione sulla carreggiata opposta, in corrispondenza del chilometro 64, pertanto, sul luogo dell’evento al momento il traffico continuerà a transitare su una corsia per senso di marcia. 


Le polemiche

«Una prova ulteriore che la Carnia non ha bisogno di nuove strade forestali o nuove piste da sci, ma di un grande piano di rilancio sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ecologico. La sicurezza e lo sviluppo della montagna riguardano tutta la regione. I massi sulla A23 si aggiungono a una serie di fenomeni franosi che impongono l'avvio di una fitta rete di opere di prevenzione del dissesto idrogeologico». A chiederlo la segretaria regionale Pd Fvg Caterina Conti e il consigliere regionale Massimo Mentil (Pd), dopo la frana di lunedì. «Va riconosciuto al servizio geologico della Regione il grande lavoro svolto e gli interventi tempestivi in caso di eventi franosi, evitando danni peggiori - hanno aggiunto -. La Carnia è una zona geologicamente fragile e l'emergenza climatica in atto non può che acuire il problema e intensificare gli eventi franosi. Chiediamo perciò se le risorse messe in campo dalla Giunta regionale, sia in termini di denaro pubblico che di personale, siano sufficienti. Per quanto accade, pare di no».

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