Pale, rastrelli, carriole e sementi ai profughi: «Che lavorino la terra»

Lunedì 8 Maggio 2017 di Paola Treppo
Pale, rastrelli, carriole e sementi ai profughi: «Che lavorino la terra»
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UDINE - Pale, rastrelli, carriole e sementi. Li ha donati il Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia alla Prefettura di Udine per consentire ai profughi ospiti della ex caserma Cavarzerani di cimentarsi in agricoltura. «Abbiamo voluto fare la nostra parte nella gestione di un fenomeno così impattante quale è la migrazione - dice il presidente del Consorzio, Dario Ermacora -. Lo abbiamo fatto donando alla Prefettura degli strumenti agricoli che poi saranno utilizzati dai richiedenti asilo per lavorare la terra, sotto la supervisione della Cri, all’interno della caserma». 

Al lavoro nelle aziende vitivinicole 
«Siamo pronti a fare di più. Abbiamo infatti già dato la disponibilità a ospitare dei migranti nelle aziende. Se ci sono ragazzi che hanno voglia di imparare a muoversi nel mondo dell’agricoltura siamo pronti a farli lavorare qualche settimana nelle nostre aziende agricole, vitivinicole e zootecniche». Gli ospiti della Cavarzerani non hanno perso tempo: una delle aree verdi interne alla caserma è già stata trasformata in orto, seminata a pomodori, patate, zucchine e tutto quanto si presta alla stagione.

Soddisfatto il prefetto di Udine Vittorio Zappalorto che ha ricevuto gli strumenti da Ermacora, intervenuto anche in rappresentanza della direttrice Elsa Bigai: «Dopo i laboratori con gli artigiani non potevamo non passare all’agricoltura - ha detto il rappresentante dello Stato -. La maggior parte di queste persone faceva agricoltura nei Paesi di provenienza. Sono bravi e questo ci fa ben sperare: se ce ne sarà bisogno potremo impiegarli per dare una mano alle imprese agricole».

I prodotti frutto degli orti interni alla caserma saranno destinati alla città: «Li porteremo fuori dai cancelli per offrirli alle persone che passano. Chi vorrà potrà portarsi a casa un chilo di patate, di zucchine, di pomodori.

Un gesto simbolico - conclude il prefetto - per risarcire Udine del sacrificio che sopporta». 

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